Alla fine è andata come ampiamente preventivato, una soluzione all’europea. La Corte costituzionale tedesca ha bocciato il ricorso che chiedeva di riconoscere l’incostituzionalità del fondo salva-Stati Esm, ma ha posto un limite: la Germania non dovrà mettere un solo euro in più rispetto ai 190 miliardi già versati, se non previa votazione al Bundestag. Un compromesso più che onorevole e che, francamente, solo un europeista votato all’idealismo poteva pensare che la Corte di Karlsruhe non ponesse nero su bianco come condizione, anche per blandire la crescente fetta di Paese che chiedeva un “no” all’Esm.
Insomma, piena operatività, si parte subito con le banche spagnole da ricapitalizzare? Calma. La prima riunione del consiglio dei governatori dell’Esm si terrà il prossimo 8 ottobre, lo ha comunicato il presidente dell’eurogruppo Jean-Claude Juncker: «Non vedo l’ora che vengano completate tutte le procedure per l’entrata in vigore del trattato sull’Esm. Conto di convocare la prima riunione del consiglio dell’Esm per l’8 di ottobre a margine del vertice dell’Eurogruppo. Il trattato sul Fiscal compact entrerà in vigore non appena almeno 12 paesi dell’eurozona lo avranno ratificato, in ogni caso non prima del 1 gennaio 2013. Entrambi i trattati, quello che istituisce l’Esm e quello che istituisce il Fiscal compact, sono un passo verso una più stretta integrazione fiscale ed economica dell’eurozona potenziandone la governance», così la nota del presidente dell’Eurogruppo.
«La Germania ha dato un segnale forte per l’Europa», ha dichiarato Angela Merkel nel Bundestag, commentando la sentenza della corte di Karlsrhue. Chi invece se avesse evitato di commentare la notizia avrebbe fatto cosa saggia, è il premier spagnolo, Mariano Rajoy, secondo cui «la Spagna valuterà anche l’evoluzione dei tassi di interesse sui suoi titoli di Stato, che ultimamente stanno registrando calmieramenti, prima di decidere se far ricorso ai meccanismi di supporto europeo, che ora possono essere affiancati anche da interventi in parallelo della Bce. Non conosco ancora le condizioni e non so se è necessario che la Spagna chieda aiuti. Vedremo come si evolverà il premio di rischio». Della serie, dico chiaro e tondo ai mercati che finché gli spread restano giù come in questi giorni, non vale la pena di farsi commissariare, tanto più che c’è il supporto operativo della Bce.
Geniale, peccato che la compressione dello spread sia frutto legittimo proprio del fatto che la Spagna potrà usufruire di uno scudo a tre anni: dire in giro che finché la barca va e si può godere a costo zero dell’effetto psicologico della Bce senza utilizzarne i mezzi, sembra prendere per il naso la speculazione, la quale sa benissimo che senza le parole di Draghi il differenziale iberico col kaiser che sarebbe sceso così tanto. E Rajoy dovrebbe pensarci due volte, se non vuole vedersi costretto a chiedere aiuto in un nanosecondo: va bene tutto, ma arrivare al tavolo verde salutando e dichiarando preventivamente il bluff, non è proprio geniale. C’è poi un’altra questione che può prestarsi a interpretazioni. Ovvero, se il limite di spesa per la Germania è fissato a 190 miliardi, questo di fatto smonta il concetto stesso di “acquisti illimitati” da parte della Bce, un ossimoro. D’altro canto, però, 190 miliardi è il limite di spesa in automatico, ovvero senza bisogno di far intervenire il Bundestag con il suo voto. Insomma, basterebbe ogni tot chiedere ai deputati tedeschi se gentilmente possono riunirsi, votare un aumento e aprire il portafogli e il concetto di “illimitato”, un po’ tirato per le molle, magari regge.
Bene, al netto del fatto che fino al 1 gennaio 2013 comunque non si muove un euro e che le geniali parole di Rajoy potrebbero chiedere un’accelerazione degli interventi, a vostro avviso dopo il can-can che ha seguito la corte di Karlsruhe dalla scorsa primavera a oggi, quanti politici tedeschi sarebbero pronti a rischiare carriera e magari anche osso del collo per finanziare ancora e ancora l’Europa? Quindi, o la Germania si prepara a un potenziale extra-esborso oppure il Fondo nasce già sottocapitalizzato. I conti sono presto fatti: la capacità attuale di spesa dell’Esm è di 500 miliardi di euro, una cifra insufficiente a dare scudo “illimitato” a Spagna e Italia sulle scadenze a breve, quindi una preoccupazione in più già da ora sulla capacità di finanziare il Fondo con i soldi che potrebbero servire a un salvataggio ufficiale a breve.
Inoltre, quello che era apparso fino da prima mattina un compromesso, in caso di irrigidimento – e la piccata risposta di Monti a chi parlava di violazione del mandato della Bce non è un buon viatico – rischia di tramutarsi in un rafforzamento netto del potere di veto del Bundestag sull’attivazione del Fondo, tanto più che la Corte di Karlsruhe ha imposto il passaggio di ratifica in entrambe le Camere del Parlamento tedesco – Bundestag e Bundesrat -, affinché tutti siano debitamente informati in caso di violazione della legge internazionale. O anche soltanto per ricordare chi tiene il coltello dalla parte del manico. E dopo le geniali parole pronunciate ieri da Rajoy, state certi che la speculazione ma anche i grandi players non giocheranno solo call credendo fino in fondo alle magnifiche sorti e progressive aperte dalla nascita del fondo Esm, il quale di fatto non è nato. Ma non state a guardare il capello, è lo stesso fondo con capacità di acquisto illimitato che, per poter nascere, ha dovuto vedersi stampigliare sul peccato di recapito la cifra massima: 190 miliardi.
Speriamo, ma io vedo dietro tutto questo entusiasmo solo una volontà forte di accelerare la costruzione dell’Europa politica, cosa buona ma che può diventare letale se ci fa dimenticare la quantità di scadenze obbligazionarie che attendono la Spagna solo a ottobre. Vedremo.