L’entità del debito pubblico del nostro Paese, pari a circa 2.000 miliardi di euro e a oltre il 120% del Pil, ha reso ancor più stringente l’adozione di misure volte a combattere l’evasione fiscale. Indubbiamente, la radiografia delle dichiarazioni dei redditi in Italia, da cui emerge che solo il 10% circa degli italiani dichiara redditi lordi superiori a 35.000 euro, certifica che il fenomeno è estremamente diffuso e che sono necessari strumenti efficaci per dirimerlo.



Se da un lato la pressione fiscale ha raggiunto livelli tali da aggravare la recessione economica, contribuendo alla flessione dei consumi più grave del dopoguerra, dall’altro non si può negare che i contribuenti onesti non possono continuare a essere gli unici a contribuire alle spese dello Stato. La leva fiscale ha storicamente rappresentato lo strumento più semplice utilizzato dal legislatore per finanziare la spesa pubblica, ma l’entità della pressione fiscale rischia di creare un circolo vizioso le cui conseguenze diverrebbero insanabili. Occorre quindi ridurre sensibilmente la spesa pubblica, tagliando gli sprechi, pianificare la dismissione di quella porzione del patrimonio dello Stato, la cui malagestio ne sta deteriorando il valore e avviare una reale ed efficace lotta all’evasione.



In occasione dell’audizione alla Commissione finanza della Camera, Attilio Befera, Direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha annunciato che il nuovo redditometro entrerà in vigore entro fine ottobre. Tale strumento di accertamento sintetico, finalizzato a misurare il rischio di evasione dei contribuenti persone fisiche, era stato introdotto dall’art. 22 del D.L. 78/2010 (convertito dalla legge 122/2010) a modifica dei commi dal 4 all’8 dell’art. 38 Dpr 600/73 ed era già stato presentato alle Associazioni di categoria e agli Ordini professionali il 25 ottobre 2011, ma è sinora rimasto in fase di sperimentazione per essere modificato e integrato al fine di massimizzarne l’efficacia e accuratezza.



È opportuno innanzitutto puntualizzare che il sistema sarà costituito da due forme di redditometro: una per la selezione preventiva e l’altra per il controllo. In particolare, è ancora in fase di finalizzazione il software, basato su un modello statistico di regressione lineare, che permetterà di selezionare quali siano i contribuenti a maggior rischio di evasione. Il sistema è basato su 100 indicatori di “capacità contributiva” (vedi la prima tabella più in basso che riporta le voci di spesa): spese di ogni genere e non soltanto beni di lusso, individuati sulla base di un campione di contribuenti tipo e ponderati in base alla tipologia di nucleo famigliare (vedi la seconda tabella più in basso relativa ai nuclei familiari) e all’area geografica di appartenenza, per tener conto delle differenze del costo della vita.

L’output dell’analisi sarà una stima del reddito del contribuente da confrontarsi con il reddito dichiarato: nel caso il reddito accertabile sia superiore del 20%, anche per un solo periodo d’imposta (e non più del 25% per due anni consecutivi come nella versione precedente), rispetto a quello effettivamente dichiarato, l’Ufficio potrà procedere con l’accertamento, non prima però di aver invitato il contribuente a comparire per il contraddittorio, che viene reso quindi obbligatorio. L’Agenzia ha inoltre la facoltà ottenere, dal Comune in cui il contribuente ha domicilio fiscale, ulteriori informazioni relative alla determinazione dell’imponibile e a supporto dell’attività di controllo. Al contribuente è data la possibilità di dimostrare che le spese sostenute nel periodo d’imposta in oggetto siano state finanziate con redditi percepiti in un periodo d’imposta diverso o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte o a titolo d’imposta.

Il suddetto software sarà reso disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Pertanto, il contribuente potrà verificare la congruità dei propri redditi ed eventualmente adeguarli salvo che non ritenga di avere adeguate giustificazioni allo scostamento. In tal senso si può affermare che il redditometro avrà sia una funzione di deterrente, sia di accertamento vero e proprio.

I redditi accertabili sulla base del nuovo redditometro 2.0 saranno quelli percepiti a partire dal periodo d’imposta 2009, mentre per i periodi precedenti si continuerà ad applicare la precedente versione.

La speranza di tutti è che il nuovo redditometro sia opportunamente congegnato e utilizzato dagli enti preposti alla lotta all’evasione e che non divenga uno strumento di arbitrio nei confronti dei contribuenti onesti che in diverse circostanze hanno subito vessazioni in nome dei “budget” assegnati agli uffici finanziari periferici.

 

(articolo redatto con la collaborazione di Francesca Bea)