Quando finirà la recessione? Le analisi più realistiche prevedono un ulteriore calo del Pil attorno allo 0,5% nel 2013 e individuano il punto di inversione nell’autunno del medesimo anno. In questi scenari pesa l’effetto traino della pesante caduta del Pil nel 2012, verso il 3%. Ma quanto sarebbe forte la ripresa nel 2014? Non abbastanza per riassorbire il grande numero di disoccupati creato dalla crisi. Proiezioni ancora preliminari fanno ipotizzare uno scenario di stagnazione fino al 2020.



Questi calcoli assumono che le tasse non aumentino, ma nemmeno scendano, per la scelta di politica economica di raggiungere (nel 2013) e poi mantenere il pareggio di bilancio senza tagli rilevanti alla spesa pubblica, pur ipotizzando limature. Pertanto la proiezione senza cambiamenti della situazione corrente, considerando una riduzione permanente del costo di rifinanziamento del debito pubblico grazie alla garanzia della Bce, porta come miglior risultato una stagnazione endemica dell’economia italiana.



Questo tipo di previsioni è ovviamente solo indicativo perché potrebbero succedere tante cose in meglio, per esempio una ripresa forte a sorpresa dell’America che tiri talmente la domanda globale, e quindi anche l’export italiano, da bilanciare la tendenza stagnante del mercato interno, oppure in peggio, per esempio un conflitto che porti i prezzi energetici e l’inflazione derivata alle stelle, destabilizzando tutto il mondo e l’Italia in particolare. Ma è importante comunque tentare questi scenari per valutare le conseguenze future delle scelte di oggi.

La miglior speranza, senza cambiamenti, è quella di stagnare. Stagnazione significa declino lento della ricchezza, ma declino. Significa che la media della popolazione non troverà condizioni sistemiche per migliorare la propria posizione economica, che i figli avranno meno opportunità dei padri. Ma tale destino non è ineluttabile. Il sistema industriale italiano, pur ferito e con parecchi settori in agonia, è ancora vitale.



Per ottenere una ripresa rapida e robusta (crescita media del 3% del Pil dal 2014 in poi) basterebbe perseguire il pareggio di bilancio, obbligatorio per non aumentare l’enorme debito, tagliando spesa e tasse in quantità sostanziali (circa 100 miliardi).

Questi interventi stimolerebbero la crescita sia incentivando più investimenti, sia grazie al maggior volume di denaro lasciato in circolazione nel mercato. Ma non c’è molto tempo per decidere, perché oltre a una certa soglia di decrescita, purtroppo non lontana, mancherà massa per una buona ripresa. Bisogna decidere presto, pochi mesi.

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