Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, alza la voce contro la Cina: concorrenza sleale, Pechino danneggia i lavoratori americani. La situazione non è nuova: questa volta Washington accusa Pechino di fornire sussidi all’esportazione delle auto, in tal modo ricorrendo al cosiddetto dumping, che costituisce una violazione delle regole internazionali di concorrenza. Almeno un miliardo di sussidi all’industria dell’auto, ha detto Obama, qualcosa che danneggia profondamente i lavoratori americani. Sul caso è stato chiesto al Wto, l’organismo che regola la concorrenza internazionale, di intervenire. Secondo Emilio Colombo, Docente di Economia Internazioneale alla Bicocca di Milano contattato da ilsussidiario.net, questo episodio non deve sorprendere: “Da sempre gli Stati Uniti accusano la Cina di praticare sui propri prodotti un tasso di cambio troppo basso che nasconde l’utilizzo di sussidi governativi alle proprie industrie”. Una querelle, aggiunge Colombo, “che manifesta il grado di insicurezza che vivono oggi gli Stati Uniti, con un’economia in crisi e di conseguenza con un atteggiamento di chiusura dentro se stessi per proteggere i propri interessi”.



Gli Stati Uniti accusano la Cina di dumping, ci spiega cosa significa esattamente?

Qualunque Paese fornisca sussidi governativi, in questo caso si tratta della Cina con l’industria delle auto, compie qualcosa di illegale che viola le convenzioni della concorrenza internazionale. A regolare questa concorrenza c’è un organismo internazionale che si chiama Wto, World Trade Organization. In questo ambito la discussione maggiore è quella che riguarda il cosiddetto dumping, che vuol dire vendere prodotti sul mercato internazionale al di sotto del valore normale del prezzo di mercato. Poi su cosa significhi prezzo normale c’è una letteratura sterminata e non è facile stabilirlo. Nei pochi casi però in cui viene conclamata questa concorrenza sleale, quando c’è un sussidio diretto o indiretto all’esportazione, ebbene questo viene considerato una violazione.



Sembra di capire che non si tratti di una novità, quanto ha denunciato Obama.

No, tutt’altro: la Cina è stata colta diverse volte a effettuare tale attività.

Ma come si fa a capire che un Paese sta violando le convenzioni, quali prove ci vogliono?

Diciamo che i casi di questo tipo di violazioni sono molto frequenti. L’Unione europea stessa, ad esempio, ed è un caso da manuale, fornisce  sussidi ai propri agricoltori e in tal modo non rispetta le norme di concorrenza ed è passibile di infrazione. In altri casi c’è stata cooperazione fra Paesi, ad esempio qualche anno fa un caso abbastanza noto di dumping avvenne sull’esportazione di scarpe cinesi. In quel caso la Cina ha collaborato con la Comunità europea fornendo direttamente le prove e il caso si è risolto.



E cosa accade quando un Paese viene “beccato” a fare dumping?

Il Wto non ha potere coercitivo, non può cioè porre agli Stati delle sanzioni, delle multe. Quello che può fare è permettere al Paese colpito dalla concorrenza sleale di rispondere aumentando i dazi di importazione sulle merci del Paese che per primo ha violato le norme.

Ci spieghi meglio.

 

Le regole, le convenzioni internazionali sul commercio prevedono che i Paesi si impegnano a non alzare i dazi di importazione, li possono solo abbassare. Il caso in cui è permesso di alzare il dazio è quando il Paese è colpito dal dumping  di cui dicevamo. Se la Cina fa questo dumping verso gli Stati Uniti, allora il Wto, se il dumping è acclarato, permette agli Stati Uniti di alzare il dazio dell’importazione dell’acciaio o delle macchine stesse come è il caso in questione.

 

Che peso ha questa protesta di Obama? E’ un fatto significativo?

 

In realtà c’è una querelle che dura da anni sul fatto che si accusa la Cina di avere un tasso di cambio troppo basso e questo può essere considerata una forma di sussidio su tutti i prodotti cinesi. Alcuni dicono sia artificiosamente supportato dal governo. In realtà quando una cosa va male si tende a chiudersi su se stessi ed è quanto stanno facendo gli americani, con una economia in crisi nel tentativo di salvaguardare i propri lavoratori.