Angela Merkel è intervenuta all’assemblea annuale della potente Bdi, ossia la Federazione tedesca dell’industria. La cancelliera tedesca ha pronunciato un discorso molto duro, affermando che la crisi europea altro non è che l’emersione in Europa non tanto di una frattura tra paesi creditori e paesi debitori, che ha origini strutturali di natura storica, quanto invece del fatto che la Germania è il solo Paese europeo ad aver compiuto quelle riforme che l’hanno trasformata dal brutto anatroccolo nel bellissimo cigno di oggi. Quindi la Germania rifiuta ogni precipitazione e non può che seguitare a perseguire la sua via senza tentennamenti.



A queste parole ha fatto seguito Wolfgang Schauble, ministro delle finanze tedesco, che ha dichiarato che la tensione sui tassi spagnoli non è allarmante e la Spagna non deve dunque richiedere nessun aiuto al Meccanismo europeo di stabilita (Esm). Nessun ricorso dunque al Bundestag, il parlamento tedesco, come prevedono le recentissime regole europee. Schauble ha detto di più, sfiorando l’offesa, suggerendo agli spagnoli di migliorare la loro comunicazione, ritenuta il vero problema di Madrid.



È una fortuna che la maggioranza degli europei del sud non leggano il tedesco cosicché non possono seguire i dibattiti tedeschi dal vivo. Infatti, da essi emerge l’impassibilità teutonica dinanzi al crescente scollamento dell’Europa tra creditori e debitori accentuatosi per via delle politiche di austerità che neppure la Bce di Mario Draghi riesce a superare in mancanza di una riforma statutaria. E questo nonostante le perplessità crescano in Europa.

Interessante in tal senso è la posizione espressa dal polacco Janusz Lewandowski, Commissario europeo al Budget, che ha affermato che il patto per la crescita annunciato in giugno si fonda sulla circolazione di moneta non utilizzata dalle banche per salvarsi, mentre invece l’Europa ha un tremendo bisogno di moneta che vada all’economia reale per la crescita. Secondo Lewandowski, è il budget europeo, piuttosto che quelli nazionali, che deve far riprendere la via della crescita. Ma questo implica una rivoluzione delle regole europee e la fine del dominio tedesco. I polacchi si sono presi qualche soddisfazione. Van Rompuy non si è dichiarato contrario. È una grande notizia.



In questa luce, per la Spagna o l’Italia chiedere aiuto al Fondo salva-stati non è più una semplice scelta tecnica. Sulla base delle posizioni precedentemente ricordate, risulta una scelta politica tra il rimettersi direttamente alle decisioni tedesche oppure negoziare, secondo una linea che emerge chiaramente dalle posizioni polacche, una riforma complessiva dei meccanismi di finanziamento del debito attraverso la trasformazione delle regole del budget europeo. Politica che consentirebbe all’Italia di essere il capofila dei paesi debitori che di quella riforma hanno urgentemente bisogno.

La crisi imperversa. Ma forse, a fronte dell’impassibilità elettorale teutonica, qualcosa si muove.

Leggi anche

SCENARIO UE/ Il "problema Italia" che decide le sorti dell'euro20 ANNI DI EURO/ Il fallimento europeo che può darci ancora anni di crisiFINANZA/ La “spia rossa” sull’Italexit accesa da Bloomberg