Pure l’Europa, presa nel suo insieme, subisce le azioni delle agenzie di rating. Moody’s, confermando il rating Aaa, ha deciso di rivedere al ribasso l’Outlook, ovvero le previsioni sul rating stesso, declassandolo da stabile a negativo. In sostanza, se la situazione, sul medio lungo termine, dovesse rimare allo stato attuale, Moody’s abbasserà il rating europeo. Il giudizio dell’agenzia internazionale è conseguente alle prospettive negative ipotizzate per i Paesi Ue con rating Aaa. In particolare, Moody’s ha assegnato outlook negativo a Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi che, da soli, contribuiscono per il 45% al bilancio dell’Unione europea. «La prospettiva per il rating dell’Ue potrebbe essere quella di un ritorno a stabile se questa fosse la medesima prospettiva degli Stati membri con rating Aaa», spiegano gli analisti di Moody’s. Qualcosa non quadra. Rocco Corigliano, professore di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università di Bologna, raggiunto da ilSussidiario.net afferma: «Francamente, è una cosa che non capisco. Il rating è un giudizio sulla capacità di solvenza di uno stato, di un ente pubblico, o di un’azienda; ora, l’Europa non emette di certo i tanto auspicati titoli europei. Sarebbe, quindi, necessario cercare di capire perché Moody’s si è espressa in tal senso».



Nel merito, in ogni caso, non si capisce perché l’outolook debba essere negativo. «Ciascuno dei Paesi europei sta compiendo i massimi sforzi per uscire dall’impasse; non si capisce, quindi, perché, secondo le agenzie di rating, i sacrifici compiuti non siano ancora abbastanza». Resta da capire se tale giudizio possa rappresentare la leva per far scattare un moto d’orgoglio all’Europa. Da anni, infatti, si parla dell’istituzione di un’agenzia di rating a livello comunitario. «In effetti, da tempo si è ormai capito che la strada giusta per impedire alle agenzie internazionali di fare il bello e il cattivo tempo consiste nel realizzare un’agenzia regolata da norme Ue che sia in grado di emettere giudizi più razionali, ponderati e oggettivi». Quindi? «I tempi della politica, purtroppo, sono decisamente più lunghi di quelli della politica». A livello di regolamentazione della agenzie esistenti, quantomeno qualcosa è stato fatto. D’altro canto, il giudizio sulla loro inaffidabilità è ormai condiviso.



«Lo sanno anche i sassi, ormai, che il rating, nell’elaborare un giudizio circa lo stato reale dell’economia di un Paese, rappresenta solamente uno dei tanti fattori in gioco; da prendere, oltretutto, con le pinze». Sembra, tuttavia, che gli unici a non averlo capito siano i mercati. Pronti a scattare sugli attenti a ogni pronunciamento delle agenzie. «A dire il vero, i mercati si muovo anche ad ogni stormir di foglie; il giudizio delle agenzie rappresenta, per gli speculatori in particolare, una semplice scusa per guadagnare il più possibile dalla situazione». 



 

(Paolo Nessi)