Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, l’operato del governo è ben lungi dal poter soddisfar le esigenze delle imprese e rilanciare l’economia. Troppo poco è stato fatto sul fronte della semplificazione normativa e burocratica e su quello della politica industriale. Inoltre, secondo il capo degli industriali, sarebbe bene mettere a punto un’operazione di detassazione dei salari dei lavoratori. Più soldi in busta paga – è la sua idea – permetterebbero l’innesco di un circuito virtuoso, grazie alla ripresa dei consumi. IlSussidiario.net ha chiesto a Raffaello Vignali, relatore del decreto sviluppo, di commentare le parole di Squinzi. «Nel decreto sviluppo di recente tradotto in legge sono contenute una serie di misure potenzialmente molto importanti rispetto alle richieste di Squinzi. Il problema è che il passare dal “potenzialmente” alle vie di fatto è compito del governo. Ovvero: il provvedimento relativo, ad esempio, allo sportello unico obbligatorio per l’edilizia resterà lettera morta se non si governerà il sistema collaborando con gli enti locali affinché lo sportello venga realmente messo in piedi; se, cioè, l’attuazione delle norme sarà rinviata ad una serie di provvedimenti successivi o decreti attuativi, non ci sarà mai nessuna semplificazione». A chi è attribuito un tale compito, è evidente a chiunque: «il Parlamento fa le leggi, il governo le attua, implementandole e trasformandole in azioni amministrative. Non è un caso che si chiami potere esecutivo». Rispetto all’ipotesi di detassare i salari per rilanciare i consumi, invece, in molti affermano che le risorse aggiuntive, data la fase di incertezza, saranno semplicemente messe sotto il materasso e risparmiate per tempi ancora più bui. «Non è escluso – dice Vignali – che parte dei soldi in più venga risparmiata. Parte, invece, è molto probabile che venga usata proprio per i consumi. In ogni caso, in tutta Europa, il trend è quello di detassare l’imposizione fiscale sul del lavoro per rimpinguare la tasche sempre più vuote dei lavoratori. D’altro canto, la manovra coinciderebbe proprio con quello che chiedono le imprese. 



«In precedenza – spiega Vignali -, è stata ridotta l’Irap per le imprese che assumono, introdotta la possibilità di dedurre dal reddito imponibile i capitali utilizzati per incrementare il proprio patrimonio e quella di usufruire di un credito d’imposta del 35% per le imprese che assumono personale qualificato». Ora, si tratta di dar seguito al rovescio della medaglia: «il mondo della Pmi non ha alcuna obiezione al fatto che nelle tasche dei proprio dipendenti vadano più soldi. Pure al mondo imprenditoriale, infatti, conviene che si ripristini un livello adeguato di consumi».   



 

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