Un Monti inedito si è espresso quasi in termini mistici. Messi da parte i toni freddi e distaccati, la descrizione della realtà secondo asettici parametri econometrici e le analisi accademiche dell’attuale contingenza, si è prodigato in un esercizio di ottimismo davvero sorprendente. Intervistato dal Tg Norba 24 (la conversazione sarà mandata in onda nel pomeriggio), il premier si è detto convinto del fatto che «Siamo ripartiti». Raffrontando l’attuale situazione con quella di un anno fa, quando il rischio di fare la fine della Grecia era assolutamente reale, ha spiegato: «la ripresa non la si vede nei numeri ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro Paese e credo anche che arriverà presto». Gaetano Troina, professore di Economia aziendale presso l’Università di Roma Tre spiega a ilSussidiario.net perché le cose non stanno esattamente in questi termini. «Certo, bisogna dare atto a Monti del fatto che, rispetto alla situazione in cui ci trovavamo al termine del precedente governo, siamo molto migliorati. Abbiamo, cioè, scongiurato il rischio di cadere nel baratro. Ma la ripresa è ben lungi dall’essere realtà». Anche perché essa, per essere tale, deve connotarsi secondo una serie di criteri ben precisi e distinti. «Possiamo parlare di ripresa nel momento in cui aumenteranno i posti di lavori; quando aumenteranno i redditi e, di conseguenza, i consumi. L’opposto di quanto continua ad accadere; assistiamo, infatti, alla costante chiusura di attività industriali, artigianali e commerciali». Non solo: «Per poter parlare di uscita dalla crisi è necessario che in seno alla società civile sussista un sentimento di fiducia nel futuro. E’ sufficiente parlare con chiunque per rendersi conto che le cose non stanno in questi termini». In ogni caso, non aspettiamoci chissà che, anche laddove la ripartenza diventi finalmente realtà. «Prima o poi, il superamento della crisi nei termini suddetti ci sarà. Ciò non significa che torneremo, tuttavia, ai livelli di consumo precedenti. Dovremo, in sostanza, accontentarci».



Saremo, cioè, tutti un po’ più poveri. «E’ probabile che tra alcuni anni il mercato occupazionale sarà uscito dall’impasse e che il Pil segnerà segno positivo. Tuttavia, scordiamoci di tornare ai livelli di consumi di una decina di anni fa».

 

(Paolo Nessi)



 

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