Il consiglio della Bce ha approvato un programma di acquisti illimitati di bond a rischio, ma condizionati alle riforme e agli impegni concordati. Gli acquisti dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà non avranno “limiti quantitativi ex ante” – ha precisato Draghi – ma l’intervento della banca centrale verrà interrotto in caso di violazione dei patti da parte degli Stati.



Per Carlo Pelanda, professore di Scienze politiche ed Economia internazionale all’Università della Georgia (Usa), la decisione della Bce “è un ottimo passo, ma è solo il primo. Bisognerà vedere quali saranno gli elementi di condizionalità. La Bce doveva fare questa mossa, usando il termine ‘illimitato’, altrimenti sarebbe stato un provvedimento inefficace”. Draghi però ha voluto spiegare molto bene che gli interventi richiederanno la condizionalità, in quanto saranno acquistati i titoli degli Stati che lo richiedono. La Spagna per esempio sarà costretta a farlo, perché sta attraversando una crisi bancaria.



Pelanda osserva però: “Non sono affatto d’accordo che anche l’Italia richieda l’acquisto di bond da parte della Bce, anche se tutto il mercato pensa che dovrà chiederlo entro fine anno. C’è quindi una contraddizione all’interno della Bce, che da un lato afferma che deve acquistare debito dentro la sua missione e dentro il suo statuto, per salvaguardare la stabilità dell’euro. Dall’altra però dice che per comprare il debito degli Stati deve imporre una condizionalità”. Se per ipotesi lo spread dell’Italia si alzasse di molto e si rischiasse l’insolvenza, ma il governo italiano non chiedesse l’intervento, la Bce non interverrebbe.



“Poniamo per esempio – prosegue Pelanda – che le condizioni della Bce per acquistare il debito italiano a breve siano troppo onerose e il nostro governo le rifiuti: si rischierebbe una situazione insostenibile. Nella decisione della Bce c’è quindi un elemento di compromesso con la Germania, che ne indebolisce profondamente l’operatività. Da un lato quindi c’è un elemento di innovazione dal valore storico e un grande atto di coraggio, dall’altra la modalità di intervento è viziata dal fatto che poi la Bce richiederà una condizionalità che al momento non è stata definita”.

Per l’esperto di economia internazionale, gli acquisti di bond illimitati avranno comunque un effetto benefico, perché il mercato vuol vedere un garante di ultima istanza di tutta l’eurozona. Fino a che ciò non avverrà, il mercato terrà alti i rendimenti dei Paesi che potrebbero uscire dall’euro, cioè Spagna, Italia, Grecia, Portogallo e Irlanda. Nel momento in cui la Bce fa da garante, significa che questi Paesi resteranno nell’euro e quindi si riduce il premio di rischio richiesto per comprare i debiti. 

“Da questo punto di vista – osserva sempre Pelanda – l’intervento della Bce c’è stato ed è stato coraggioso. Poi c’è però da vedere la modalità dell’intervento. Se la banca centrale, attraverso il meccanismo del Fondo Salva Stati, compra i titoli di debito per abbassare i rendimenti, ma poi impone una tassazione ancora più pesante, è qualcosa che va valutato caso per caso”. E conclude: “La Bce non esclude l’intervento del Fondo Monetario, e quindi la nazione che chiede l’aiuto perde totalmente la sovranità. Quindi da un lato c’è il salvataggio, ma dall’altra ci sono richieste eccessivamente onerose. Proprio per questo, per valutare tecnicamente la portata di questo primo passo occorre analizzarne le modalità e i casi concreti cui si applica”.

 

(Pietro Vernizzi)

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