Oggi è il grande giorno, Mario Draghi svelerà ai mercati il suo bazooka anti-spread. Peccato che si sappia già praticamente tutto e tutto sia già ampiamente prezzato. Vediamo. Stando a indiscrezioni rese note ieri da Bloomberg, il piano per l’acquisto di bond in preparazione a Francoforte prevede «acquisti illimitati di titoli del debito pubblico, che poi verranno sterilizzati». Il piano non prevede però tetti ai rendimenti e sarà focalizzato sui bond governativi a breve, con scadenze fino due-tre anni. Inoltre, il programma di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce sarà soggetto ad alcune condizioni molto rigide che i Paesi dovranno soddisfare: la Bce prevede di sospendere gli acquisti se i Paesi in difficoltà non rispetteranno più gli accordi sottoscritti nel momento in cui hanno chiesto l’aiuto del fondo salva-Stati, spiegava una fonte, aggiungendo che la Bce potrà anche vendere i titoli di quel Paese in oggetto. Detto fatto, lo spread tra Btp e Bund è sceso da 433 a 410 e quello tra Bonos e Bund è andato al di sotto della soglia di pericolo dei 500 punti base. Tutto bene, dunque?
Non proprio. Insomma, traducendo in parole povere, cosa diavolo avrebbe deciso la Bce? Niente più e niente meno che la riattivazione del Securities Market Program (SMP), dopo venticinque settimane di inattività, visto che il programma non funzionava. Punto. La parola chiave delle decisione dell’Eurotower, infatti, è sterilizzazione. Cosa significa? Semplice, che nel sistema non entrerà nuovo moneta, quindi nulla di risolutivo visto che solo le banche spagnole devono fare i conti con una fuga di depositi mensile nell’ordine dei 100 miliardi di euro. Inoltre, come potranno essere gli acquisti della Bce “illimitati” se per definizione il limite esiste e sono i 3 triliardi di bilancio del’Eurotower, tanto più che sterilizzando gli acquisti non ci sarà alcun incremento di assets? Di più, la capacità totale di sterilizzazione dell’acquisto di bonds, una volta rimossa la varia liquidità dell’MRO e degli acquisti già esistenti dell’SMP, sarebbe pari a zero!
Insomma, se davvero queste sono le mosse che Draghi ha in testa, avranno un impatto totalmente neutrale sul fornitura di moneta, visto che la Bce dovrà sottrarre da qualche altra parte i soldi che spende per acquistare bonds. Quindi, un inutile gioco a somma zero. Ciò che invece fa paura è quanto emerso dalla Spagna, sapientemente nascosto ma scoperto da PIMCO, il principale fondo obbligazionario del mondo e riportato dal Wall Street Journal: la Banca centrale di Madrid, lo scorso mese, per la prima volta ha attivato il programma di emergenza ELA per il finanziamento bancario, sintomo che le banche spagnole hanno finito il collaterale eligibile per finanziarsi autonomamente presso la Bce e devono chiedere denaro alla loro Banca centrale, la quale lo ottiene da Francoforte in via emergenziale. Insomma, la Spagna come la Grecia.
Appare chiaro, quindi, che la richiesta di un salvataggio in piena regola è dietro l’angolo da parte del governo di Madrid, a meno che oggi Mario Draghi non sorprenda tutti annunciando misure decisamente più drastiche di quelle filtrate ieri e dichiarando quindi guerra aperta alla Bundesbank. Sembra che la prima operazione di attivazione sia stata limitata, solo 400 milioni di euro ma rimane lo stigma, il precedente: Madrid è stata costretta, anche se per una volta soltanto, a seguire la strada già imboccata da Atene, Lisbona e Dublino, una volta che le loro banche avevano esaurito ogni opzione finanziaria alternativa. Il problema è sempre lo stesso: l’assenza di collaterale, il fatto che le banche spagnole siano completamente dipendenti dai finanziamenti europei. E, purtroppo, interpellata dal Wall Street Journal, la Banca centrale di Spagna non ha potuto negare ma soltanto cercare di ridimensionare l’accaduto attraverso questa e-mail: “fornitura di liquidità che esuli da operazioni di politica monetaria ordinarie rappresenta un frazione insignificante del prestito totale della Banca di Spagna al sistema finanziario”.
Insomma, se oggi Draghi non farà saltare fuori dal suo cilindro il proverbiale coniglio, temo che la reazione dei mercati sarà tutt’altro che positiva. E con la decisione della Corte costituzionale tedesca attesa per il 12 settembre, qualcuno potrebbe avere la tentazione di far partire una sell-off preventiva: a quel punto, entreremmo nel campo della profezia che si autoavvera. E Karlsruhe potrebbe cedere alla tentazione di decidere ciò che il popolo tedesco vuole: ovvero, il no al fondo ESM e la fine dell’eurozona così com’è.