S’aggira per l’Italia un sentimento antitedesco. E ci mancherebbe altro che non fosse così. Ma, secondo Monti, questo è un problema. Il premier, intervenendo all’ufficio di presidenza del gruppo Ppe all’Europarlamento a Fiesole (FI), ha posto la questione nei termini di una grave denuncia: «Il parlamento italiano ribolle di sentimenti negativi nei confronti di altri Paesi, a partire dalla Germania», ha dichiarato, imputandone la colpa, prevalentemente, ai partiti. Leonardo Becchetti, professore straordinario di Economia politica presso l’Università Tor Vergata spiega a ilSussidiario.net perché tali sentimenti sono pienamente giustificati. «I rapporti tra i paesi dipendono dal livello di fiducia reciprocamente manifestato. Oggi, con l’annuncio da parte della Bce di acquisto illimitato di titoli di stato dei paesi i cui spread superino la soglia d’allarme, in maniera incompatibile con i propri fondamentali, può darsi che le incomprensioni avranno fine». Tuttavia, ci sono stati mesi in cui gli spread hanno diviso su tutto. «In particolare, il differenziale tra i tassi di rendimento dei titoli di Stato italiani e di quelli tedeschi è riuscito nell’intendo diabolico di contrapporre i due Paesi, schierandoli su fronti, visioni e interessi incompatibili». Non è escluso, tuttavia, che le divisioni resteranno. Draghi, infatti, ha spiegato che l’ipotesi di acquisto di bond è stata votata da tutto il direttivo della Bce. Salvo un voto contrario. «Vi lascio immaginare da parte di chi», ha aggiunto ironicamente. La differenza, quindi, potrebbe consistere nel fatto che più di divisioni, ora, si potrà parla di isolamento, per la Germania. «D’altro canto, la sua responsabilità più grande è stata quella di esser caduta nel gioco della speculazione, nel dividere l’Europa tra buoni e cattivi, esasperando le differenze. Tutto ciò avrebbe condotto inevitabilmente alla caduta dell’euro». Non solo: «ricordiamo che la Germania ha impedito per mesi alla Bce di agire. E sta impedendo tuttora l’approvazione del Fondo Salva Stati, paralizzata dall’attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale Tedesca che non arriverà prima del 12 settembre». Fattori che, è bene ricordarlo, ci hanno, sin qui, profondamente e oggettivamente danneggiato.
«Lo spread elevato, e del tutto inadeguato allo stato reale delle nostra economia, ci è costato tra i dieci e i venti miliardi di euro aggiuntivi di interessi sul debito pubblico». Soldi che non solo ci avrebbero garantito una boccata d’ossigeno, ma che avrebbero potuto fungere da leva per la ripresa. «Avremmo potuto utilizzarli, ad esempio, per finanziare l’agenda digitale o per implementare alcune misure per lo sviluppo per le quali, invece, sono mancate le risorse».
(Paolo Nessi)