A stretto giro, dopo il via libera all’acquisto illimitato di bond dei Paesi i cui spread abbiano superato la soglia d’allarme, giunge la notizia dell’imminente innesco di un secondo meccanismo decisivo da parte della Bce. Dal primo gennaio 2013, l’istituzione presieduta da Mario Draghi acquisirà pieni poteri di vigilanza su tutti gli istituti di credito dell’Eurozona. In una bozza predisposta dalla Commissione europea e di cui ha dato anticipazione il Sole 24 ore, sono contenuti i criteri di regolamentazione della nuova vigilanza cui sarà attribuito anche il potere di revocare la licenza bancaria dei 6mila istituti della zona Euro. Carlo Secchi, professore di Politica economica europea presso la Bocconi di Milano, illustra a ilSussidiario.net i connotati del provvedimento. «Si tratta di una manovra indispensabile. Nell’assenza di vie di uscita in cui si è cacciata l’Europa, occorre un livello di unità molto più alto di quello attuale, ove l’unione bancaria rappresenta una componente fondamentale; significa, che il modus operandi deve essere uniforme. Ovvero, che, in sostanza, non è più ammissibile che ci ogni singolo Stato abbia la propria autorità di vigilanza. Esse, infatti, seppur in buona fede, non possono fare altro che agire esclusivamente nell’interesse del Paese d’appartenenza». Anche in tal caso, la Germania non ha mancato di dare problemi. «In linea generale, si tratta di una misura condivisa. Tuttavia, la Germania ha cercato di mettersi di traverso. Non tanto per proteggere le grandi banche, quanto quelle piccole, regionali, paragonabili alle nostre casse di risparmio. Istituti fortemente sottoposti al controllo politico e in condizioni di bilancio spesso disastrose. I tedeschi, in genere, sono soliti metter mano a questi bilanci con forme di finanziamento più o meno pubbliche. Temono, quindi, che il vaso di Pandora venga scoperchiato». In ogni caso, ormai, da qui a poco più di un anno, il provvedimento diventerà realtà. «Tutti – aggiunge Secchi – sanno che non si potranno usare due pesi e due misure. Altrimenti, è del tutto inutile parlare di unione bancaria». Dicevamo che l’operazione rappresenta un tassello fondamentale dell’integrazione europea. «Oltre all’unione bancaria, occorre una banca centrale che sia realmente tale e l’armonizzazione dei sistemi fiscali e di bilancio, entro limiti ragionevoli, affinché, una volta ottenuta, si possa parlare di comunitarizzazione del debito e, quindi, dei famosi eurobond».
L’unificazione della vigilanza bancaria è un’idea condivisa anche per un altro motivo: «Che l’origine della crisi sia finanziaria e che anche le banche più sane abbiano avuto un ruolo importante nel fare da cinghia di trasmissione degli effetti negativi della crisi è evidente a chiunque. Che ci sia da mettere mano al sistema bancario, quindi, non lo dubita più nessuno. Si discute, quindi, prevalentemente delle modalità con cui procedere, in un contesto unico per impedire che i problemi risolti da un lato di ripropongano dall’altro».
(Paolo Nessi)