Lo scudo di Draghi fa contente le borse. L’indomani della conferenza stampa del presidente della Bce per la presentazione dell’Omt, acronimo di Outright monetary transactions, ossia transazioni monetarie dirette, i listini europei volano: Milano ora è a +1,81%, Parigi a +1,22%, Madrid a +1,67%. Più caute Londra (+0,21%) e Francoforte (+0,77%). E lo spread italiano è sceso sotto quota 350, dove sembra voler rimanere. Ilsussidiario.net ha chiesto un rapido commento a Stefano Cingolani, editorialista economico del Foglio. In particolare gli è stato chiesto quali paesi possono trarre i maggiori vantaggi da questa situazione.
“Sicuramente l’operazione di Draghi fa bene ai paesi più in difficoltà come l’Italia e la Spagna”, ha detto Cingolani, “e lo fa per vari motivi: anzitutto perché garantisce che non ci sia il rischio di collasso né dal punto di vista di un’eventuale interruzione nel circuito della liquidità né da quello della solvibilità”; e poi perché “sicuramente il riequilibrio dei rapporti di cambio euro-dollaro favorisce i paesi più dipendenti da esportazioni che sono molto sensibili al prezzo”, come è, per esempio, nel caso dell’Italia. Anche la Germania esporta moltissimo “ma le sue esportazioni sono meno sensibili al prezzo data la sua struttura produttiva”.
Commentando invece le reazioni politiche alla misura che prevede la possibilità per la Bce di fare acquisti illimitati di titoli di stato con scadenze fino a tre anni dai paesi europei che ne fanno richiesta, Cingolani si è detto convinto che la cancelliera Merkel ha compiuto una scelta “coraggiosa e responsabile nel sostenere Draghi e come lei lo ha fatto il ministro delle finanze Schauble”. Oltretutto, persino il Partito liberale che era il più contrario al cambiamento, ieri “ha avuto una reazione tutto sommato equilibrata”. Se una cosa è certa perciò “è che il governo tedesco non si è messo di traverso”. Secondo Cingolani dunque si può parlare di “una svolta politica molto importante da parte della Merkel e del governo tedesco. Sicuramente ci vorrà del tempo prima di fare valutazioni più accurate, ma quello che è successo è una svolta”.
E conclude: “non è che la Merkel abbia cambiato idea su rigore e austerità, ma ha capito che è il momento di giocare con maggiore flessibilità, anche per ottenere consenso: ha cavalcato la rottura”.
(Matteo Rigamonti)