La vera sorpresa sta nell’assenza di sorprese. La Bce ha fatto esattamente quel che era filtrato nelle ultime settimane dalle stanze segrete (mica troppo) dell’Eurotower.
Mario Draghi, dopo aver annunciato che i tassi di riferimento dell’area euro resteranno invariati allo 0,75% , ha confermato ufficialmente la nascita delle “Transazioni Monetarie Dirette” ovvero le OMT (Outright Monetary Transactions), acronimo destinato a riempire le pagine dei giornali nei prossimi mesi. Di che si tratta? In sintesi:
1. Le operazioni Omt comprenderanno gli acquisti “illimitati” di bond da uno a tre anni. Intendiamoci: gli acquisti saranno illimitati ma pure “condizionati”. Gli interventi della Bce sul mercato secondario dovranno infatti essere affiancati da acquisti sul mercato primario (ovvero all’atto dell’emissione) da parte del fondo salva Stati (Efsf o Esm).
2. L’intervento scatterà solo dopo l’avallo dell’Unione Europea. Un nulla osta legato ad “una severa ed effettiva condizionalità attribuita a un appropriato programma Esfs/Esm”, che può prender la forma di un programma completo o precauzionale (con linee di credito condizionate). Nel caso dei singoli Stati, inoltre, la Bce potrà cercare il coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale.
3. L’intervento cesserà quando gli obiettivi saranno raggiunti, oppure quando i Paesi non rispetteranno le condizioni di aggiustamento stabilite. Il Consiglio direttivo deciderà in autonomia sull’inizio, la continuazione e la sospensione delle Omt – sempre in accordo con il suo mandato.
4. Le operazioni Omt verranno dunque prese in considerazione per i Paesi che nel futuro faranno richiesta di aiuto all’Efsf o all’Esm. Ovvero Spagna e Italia, se un giorno si decideranno a chiedere aiuto all’Ue. Ma le Omt possono essere considerate anche per gli Stati membri che fanno già parte di un programma di aggiustamento – ma solo quando questi riacquisteranno l’accesso ai mercati dei bond. Il riferimento in questo caso è all’Irlanda e al Portogallo. I bond verso cui saranno rivolte queste transazioni avranno una scadenza tra 1 e 3 anni e non verrà stabilito alcun limite quantitativo ex ante sul volume degli acquisti.
5. La liquidità generata attraverso le Omt verrà totalmente sterilizzata per scongiurare gli effetti negativi legati alla stampa di carta moneta, tanto per esorcizzare lo spettro della grande inflazione che continua a spaventare la Germania, novant’anni dopo i problemi della Repubblica di Weimar La sterilizzazione avverrebbe tramite la rimozione altrove di un valore corrispondente a quello degli acquisti, in modo da evitare effetti sulla massa monetaria.
6. Ogni settimana la Bce pubblicherà il valore aggregato delle Omt mentre la distinzione Paese per Paese verrà resa pubblica ogni mese. In questo modo i mercati disporranno di una bussola precisa delle intenzioni e delle strategia della banca centrale.
7. Al monitoraggio, con cadenza mensile, del comportamento dei singoli Paesi verrà associata un’autorità “terza” ovvero gli ispettori del Fondo Monetario.
Grazie a queste misure, per usare la metafora di Draghi, la gamba finanziaria dell’Europa ha ripreso a funzionare, come dimostra la reazione dei mercati finanziari di ieri pomeriggio. Trattasi di capire se questa gamba è in grado di trascinare o, meglio ancora, risvegliare l’altra gamba, quella politica che finora si è trascinata da un vertice all’altro senza avvicinarsi ad alcuna meta.
Il traguardo, insomma, resta lontano: le elezioni olandesi della prossima settimana, precedute dalla sentenza, di capitale importanza, della Consulta tedesca, potrebbero riportare indietro la locomotiva spinta sulla salita da Draghi con tanta perizia. Ma non è il caso di fasciarsi la testa prima del tempo o di sminuire il lavoro eccezionale del banchiere centrale, dotato di un carisma che non gli deriva di sicuro dal passaporto tricolore.
Mario Draghi, insomma, ha avuto il coraggio di trasportare la partita monetaria dal terreno riservato dei tecnici al campo aperto della sfida politica, affrontando il rischio di una sconfitta. In questo modo il banchiere centrale, non solo non ha esitato a sfidare il veto della Bundesbank sugli acquisti dei titoli di Stato dei Paesi a rischio, come era già successo a Jean-Claude Trichet, ma ha anche saputo costruire, attorno alla sua strategia, una rete di alleanze senza precedenti nella breve storia dell’eurozona. Un’alleanza che ha spaccato in due lo stesso squadrone tedesco. Ma avrà senz’altro grosse conseguenze per la politica italiana che s’avvia alle elezioni.
Mario Draghi, infatti, ha consapevolmente firmato un’ipoteca sul futuro della politica italiana dal 2013 in poi. Poco importa che l’Italia chieda o meno l’intervento dell’Europa: le regole di Bruxelles diventeranno comunque il “benchmark” su cui valutare il comportamento dell’Italia, sia di destra che di sinistra. Una sorta di cintura di sicurezza che blinderà la tradizionale fantasia della politica nostrana.
Giusto un anno fa il premier Silvio Berlusconi firmò la lettera dettata dalla Bce, salvo rimangiarsi gli impegni di fronte alla levata di scudi di una maggioranza all’estremo. Oggi, di fronte al monitoraggio assiduo delle autorità comunitarie e del Fondo Monetario, quel comportamento diventa impossibile: super Mario ha messo nel sacco il partito della spesa, oltre che Jens Weidmann.