Avvertenza di inizio articolo: quanto state per leggere è tutto vero, non è frutto di allucinazioni. Avendo rimandato il possibile tonfo nel precipizio fiscale di due mesi, ora però gli Usa rischiano di prendere la direzione opposta: ovvero, sbattere la testa contro il cosiddetto “debt ceiling”, ovvero il limite legale di indebitamento. Che fare? Innalzare quel limite, la scelta molto furba compiuta nel luglio del 2011 dopo settimane di pantomime? Creare una botola? Una nuova skyline? No, a Washington stanno prendendo in considerazione un’altra ipotesi: ovvero, essendoci un limite legale nel numero di banconote in circolazione e anche per le monete in oro, argento e rame, si sta pensando di creare un moneta in platino, materiale che non conosce limite legale nell’emissione di moneta, da 1 triliardo di dollari per abbattere parte del debito e metterla in saccoccia un’altra volta al “debt ceiling”. Lo ha confermato al programma Today della Bbc l’analista finanziario Cullen Roche, fondatore dell’Orcam Financial Group e blogger di Pragmatic Capitalism, secondo cui questa ipotesi «è stata presa in qualche modo molto seriamente a Washington. So che ne hanno parlato alla Casa Bianca e anche un gruppo di prominenti personalità, tra cui molti membri del Congresso». Non essendoci un limite legale alle monete in platino (solitamente usate solo a scopo commemorativo), in teoria Obama potrebbe dar vita a un “Platinum Coin Act”, dare ordine al Tesoro che venga forgiata la moneta con impressa la cifra a dodici zeri e dallo stesso Treasury poi depositata sul suo conto presso la Fed, operazione che permetterebbe – sempre in teoria – di abbattere o cancellare un triliardo degli attuali 16,4 di debito.
Lo so, pare una barzelletta, non a caso il presentatore-comico statunitense Stephen Colbert ha dedicato alla questione tre minuti di ironia fulminante nel suo “The Colbert Report” su Comedy Central, concludendo che la cosa è probabile, visto che il motto di Obama era “Change” (che significa sì cambiamento ma anche resto, inteso come le monete che vi danno dopo aver effettuato un pagamento con banconota per un importo maggiore). Per Roche si tratta di un «un artificio contabile ma anche un’idea stupida da utilizzare contro un’altra idea stupida, ovvero quella in base alla quale gli Stati Uniti facciano volontariamente default sul proprio debito. Si parla di questa ipotesi da un anno, all’epoca era solo uno scherzo ma ora devo constatare che la situazione è davvero triste, se un organo come il Congresso è diventato così disfunzionale da prendersi la briga di riesumarla». Sempre Roche pensa che «Obama non andrà avanti a livello operativo ma potrebbe usare la moneta da un triliardo come un minaccia al Congresso, ovvero “se provate ad accettare l’ipotesi di default sul debito, io attivo l’opzione moneta”». Ma se pensate che l’America sia ormai fuori di testa, allacciate le cinture di sicurezza prima di sentire cosa ha intenzione di fare il Giappone. Il ministro delle Finanza nipponico, Aso, ha reso noto nell’ordine che: il suo Paese acquisterà bonds del fondo europeo ESM, che lo farà per un ammontare non ancora deciso, che lo farà utilizzando riserve valutarie estere e al fine di stabilizzare lo yen. Insomma, per stabilizzare la sua valuta, il Giappone monetizzerà il debito europeo, forse non essendo ancora sufficiente il quadrilione di yen del suo che già detiene.
Ma c’è poco da fare, il dado è tratto, tanto che il neo-premier Abe vuole una dichiarazione da parte della Bank of Japan di cooperazione con il governo, prontamente sottoscritta – almeno a parole – dal governatore Amari. D’altronde, Abe sembra intenzionato a proseguire sulla sua strada come un carrarmato e sta preparando il più grande extra-budget dalla crisi innescata dal crollo di Lehman Brothers, qualcosa pari 12-13 triliardi di yen (circa 140 miliardi di dollari), il 2% del Pil e molto vicino alla manovra monster da 13,9 triliardi di yen posta in essere nell’aprile 2009 dall’ex premier Taro Aso. Di quella mole di denaro, circa 6 triliardi di yen sarebbero destinati a progetti di lavori pubblici, più dei 4,6 triliardi preventivati nel budget iniziale di 90 triliardi di yen per l’anno fiscale in atto deliberato nel marzo scorso. Insomma, un bazooka vero e proprio.
E a farci capire come gli stessi giapponesi stiano prendendo molto sul serio la decisione di Abe di portare l’inflazione al 2% per svalutare lo yen, lo dimostra la mossa dei fondi pensione nipponici, i secondi al mondo per assets investiti dopo quelli Usa, di raddoppiare le loro detenzioni in oro, passando dagli attuali 45 miliardi di yen a 100 miliardi (1,1 miliardi di dollari) nel 2015, manovra di hedging dichiaratamente anti-inflattiva anche in vista di uno shock sul mercato obbligazionario sovrano nipponico, un quadrilione di yen quasi interamente in mano a giapponesi.
Per capire le dimensioni degli operatori di cui stiamo parlando basti dire che il Government Pension Investment Fund of Japan gestisce assets per 113,6 triliardi di yen, di cui il 67% denominati in bonds giapponesi. In totale, i fondi pensione nipponici fanno capo a investimenti per 3,36 triliardi di dollari e quelli aziendali stanno per diversificare i loro 72 triliardi di yen dopo che gli investimenti in azioni di aziende nazionali hanno fruttato ritorni molto deludenti.
Ora, se veramente raddoppieranno le detenzioni in oro, gli investimenti nel metallo prezioso rappresenteranno lo 0,03% di tutti gli assets pensionistici del Paese. Noccioline, per ora ma se veramente il governo raggiungerà il suo obiettivo inflazionistico al 2% e i fondi pensioni trasformeranno in oro l’1% o il 2% o addirittura il 5% dei loro investimenti, cosa succederà al prezzo dell’oncia? Yukio Toshima, gestore di uno di quei fondi non ha dubbi: «Se l’1% degli assets totali si sposterà sul metallo prezioso, il mercato dell’oro esploderà». Con prezzi alle stelle e troppi contratti di carta che dovranno trovare oro fisico per onorare la posizione. Poi ditemi se non stiamo vivendo in un mondo di follia finanziaria.