Sorpresa dal clamore suscitato nelle ultime ore, la Commissione europea ha voluto fare alcune precisazioni riguardo la propria analisi sull’’Imu contenuta nel Rapporto Ue 2012. Jonathan Todd, portavoce del commissario Ue agli Affari sociali Laszlo Andor, ha comunicato che il Rapporto non vuole affatto bocciare l’imposta immobiliare o definirla in qualche modo iniqua, ma solamente indicare “che la riforma fiscale avrebbe avuto un impatto più progressivo sulla distribuzione dei redditi se avesse spostato la base imponibile dai valori catastali ai valori di mercato” degli immobili. Il governo italiano, aggiunge quindi Todd, “aveva anche proposto questa revisione ma la proposta non era stata accettata dal Parlamento italiano”. Anche Bruno Barel, avvocato e docente di Diritto Europeo e Internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, contattato da IlSussidiario.net, spiega che, nonostante da parte dell’Europa la disciplina dell’imposizione diretta sia “tendenzialmente lasciata alla sovranità dei vari Paesi, anche negli spazi di autonomia statale si pone il problema di utilizzare strumenti coerenti con le finalità generali, come quella di incrementare l’occupazione e di individuare disuguaglianze sociali. E su questo credo si sia creato un equivoco di fondo”.



Di che tipo?

La recente relazione dell’Unione europea è stata completamente fraintesa. La Commissione non ha voluto fare un monitoraggio specifico dell’Imu mettendo a raffronto i vari Paesi ma, al contrario, ha analizzato la situazione dell’occupazione e delle politiche sociali in Italia e, in quel contesto, si è domandata quali, tra le varie misure interne, sono adeguate e quali invece vanno affinate e potenziate.



Qual è dunque il maggior problema italiano, soprattutto rispetto agli altri Stati membri?

In Europa esistono ovviamente culture fiscali diverse, ma c’è un’anomalia tutta italiana che consiste nell’utilizzare parametri poco moderni e non aggiornati. Per esempio nel settore immobiliare sappiamo bene che per molti anni è stato utilizzato il parametro della rendita catastale: il problema è che in Italia, pur avendo la possibilità, questo non è mai stato aggiornato oppure lo si è fatto a macchia di leopardo.

Con quale conseguenza?

Mentre per esempio in Germania vengono utilizzati valori attuali, l’Europa pone il problema che in Italia, se questi valori non sono reali, si rischia di tassare i cittadini in modo diseguale. Si sta dunque verificando una situazione in cui emergono nuove povertà e in cui, per esempio, persone che percepiscono meno di mille euro di pensione si vedono costrette a pagare più di duemila euro per la loro abitazione.



Quindi l’Ue non ha bocciato l’Imu?

L’Europa non ha detto che l’imposta non va bene. Anzi, dopo aver suggerito di introdurre l’Imu, che giudica infatti un passo avanti per il nostro Paese, ha di recente aggiunto che si tratta semplicemente di un’imposta che va affinata affinché possa rispondere maggiormente alle istanze di uguaglianza sociale. Il Rapporto Ue non rappresenta una norma europea o un particolare provvedimento della Commissione, ma è uno studio di varie situazioni entro il quale si fanno delle considerazioni scientifiche su questo o quell’argomento. Vedere quindi in tale analisi una bocciatura dell’Imu da parte dell’Unione Europea significa allontanarsi in modo siderale dalla realtà dei fatti.

Come mai però l’Imu sta creando così tanti problemi in Italia?

Perché l’imposta è stata introdotta nel momento meno indicato, cioè durante un vero e proprio crollo dei valori immobiliari e dunque nell’incapacità, da parte dei cittadini, di vendere i propri patrimoni. Gli italiani si trovano quindi a dover constatare che ciò che prima poteva essere considerato un paracadute, in realtà oggi non funziona più.

Quindi l’Imu non fa che aggravare tale situazione?

In questo scenario è ovvio che un’imposta come l’Imu, tra l’altro maggiorata, è come un’ulteriore pioggia sull’alluvione. Solo per fare un esempio, infatti, se fosse stata applicata 3 o 4 anni fa, probabilmente sarebbe stata persino modesta rispetto alla crescita del valore degli asset immobiliari. L’Imu viene dunque applicata nel momento più sbagliato possibile e solo dopo un caso di necessità estrema, andando quindi a gravare su tutti coloro che già si trovano in pesante difficoltà.

 

(Claudio Perlini)