Alla fine di dicembre, 900mila pensionati (100mila solo in Lombardia) hanno ricevuto dall’Inps una raccomandata nella quale si richiedeva la dichiarazione RED/2011 relativa ai redditi del 2010. Il modello RED è il modello istituito dall’Inps per i pensionati, nel quale devono essere dichiarati tutti i redditi (da immobili, case d’abitazione principale, secondi lavori rendite mobiliari, ecc.) oltre la pensione dell’anno di competenza.



Non è chiaro perché l’Istituto si sia svegliato due anni dopo, richiedendo qualcosa che i pensionati avevano già provveduto a dichiarare in tempo debito: da notare che tale modello deve essere compilato dai pensionati solo se richiesto dall’Inps, mediante un avviso contenente un codice a barre e coloro che compilano i modello 730 e Unico sono esentati dalla notificazione. Tale denuncia, tra l’altro, da alcuni anni non può farla direttamente il contribuente, ma deve rivolgersi obbligatoriamente ai Caf per la trasmissione telematica.



Sembrava infatti, che la “campagna” RED/2011 fosse passata liscia e che i Caf italiani avessero fatto completamente il loro dovere: invece no. Come d’incanto, l’Inps ha tirato fuori dal cilindro questa miriade di lettere apportando ai pensionati (dopo l’Imu) ulteriori preoccupazioni e nei Caf  il più arzigogolato scompiglio.

Dopo un’attenta analisi, in questi giorni si sta scoprendo, che  la “milionata” dei sopra citati avvisi riguarda, per la stragrande maggioranza, pensionati che sono in possesso di copia di RED/2011 già trasmessi a suo tempo o di coniugi e parenti in possesso della pensione minima o sociale  (disabili, casalinghe, ecc.) di contribuenti-pensionati che hanno inviato i modelli 730 e Unico, comunque quasi tutti nulla tenenti o in possesso soltanto del 50% della casa di abitazione: solo una esigua minoranza ha tralasciato la trasmissione del modello, seppur avvisata dall’Ente in tempo debito.



Ma la cosa più grave rimane, oltre la dispersione di denaro pubblico, per i costi di questa campagna assurda di ricerca per scovare due anni dopo il “diabolico pensionato evasore”, il perdurare di questo stato di terrore, che va a minacciare i settori sociali più deboli: difatti, sulla lettera di fine anno, l’Inps intima il pensionato di dover provvedere, entro 60 giorni dal ricevimento della stessa, alla denuncia richiesta, pena l’annullamento della pensione in essere.

Ci si può figurare il panico che serpeggia fra i pensionati, soprattutto coloro che non arrivano a fine mese o quelli ridotti magari in sedia a rotelle, a vedersi minacciato, nella maggior parte dei casi, il seppur minimo sostentamento economico.

Questa vicenda non è un ennesimo errore dell’Inps: è purtroppo una strategia, come già dimostrato per l’Imu, “da sovversivismo bulgaro”, il voler cioè creare ad arte, una sorta di confusione ad hoc, al fine di  nascondere un’incapacità  gestionale e assistenziale  (forse perché il barile e stato totalmente raschiato) e demandare a chi sa chi la soluzione dei gravi problemi sociali ed economici della erogazione pensionistica.

I falsi invalidi e i grandi evasori in questi giorni se la ridono, perché non è così che si affronta il  problema della lotta alle frode fiscale: si sposta il tiro e  si cerca di spremere  di più a torto coloro che legalmente hanno diritto a una assistenza statale e pensionistica e che magari hanno versato per anni  fior di quattrini alle casse degli enti previdenziali italiani.

(Andrea Lagravinese)