Gli slogan sul taglio delle imposte, in campagna elettorale, sono sempre tra i più profittevoli. Impossibile rinunciarvi. A destra, dove la questione è vissuta con particolare trasporto, abbiamo le proposte più spinte: abolizione dell’Imu sulla prima casa, mantenimento del 75% delle imposte sul territorio che le produce, azzeramento dei tributi su ogni neoassunto. A sinistra, Pd e Sel intendono abbassarle introducendo la famigerata patrimoniale. Per togliere a chi ha di più e ridistribuirlo a chi ha di meno. Anche Monti ha promesso di ridurre il fisco. «Quando le condizioni generali lo consentiranno». E, infine, tra chi spicca maggiormente per la propria impostazione fiscale c’è Fermare il declino di Oscar Giannino. Ritenuto da molti il più lungimirante, essendo l’unico che ha ideato un piano contestuale al taglio delle tasse di taglio della spesa. Mario Seminerio, economista e autore di Phastidio.net, ci dice cosa ne pensa.
Le proposte di Fermare il declino sono effettivamente le più assennate?
Fermare il Declino fornisce dei numeri, certo. E’ l’unico a farlo con una certa scientificità. E afferma che, nei prossimi anni, occorre tagliare la spesa per produrre un equivalente taglio d’imposte. Una proposta astrattamente condivisibile. Impraticabile, tuttavia, nelle attuali drammatiche condizioni in cui ci troviamo.
Cosa intende dire?
C’è una stretta finanziaria imposta dai tedeschi che sta distruggendo il nostro sistema economico. E tutte le risorse provenienti dal taglio della spesa devono essere destinate a chiudere i buchi di bilancio causati dalla recessione.
Quindi?
Solo se riusciremo a stabilizzare la situazione e a tornare in condizioni economiche decenti, la crescita ci permetterà di tagliare la spesa, sostituire la spesa pubblica con quella privata e tagliare le tasse.
Lei cosa suggerisce?
Si tenga presente che, nell’ambito della correzione di bilancio, la stretta fiscale avrebbe dovuto ammontare, al massimo, all’1% di Pil annuo. Avremmo consolidato in un arco pluriennale evitando, così, di dissestare il Paese. Spero, quindi, che il prossimo governo abbia l’autorità e la forza di dire ai tedeschi che, pur riducendo il deficit, non abbiamo nessuna intenzione di consolidare per far contento il loro elettorato e il loro analfabetismo economico. Nel frattempo, il sistema creditizio auspicabilmente si sbloccherà. Sta facendo, infatti, un grande sforzo per ridurre la propria leva finanziaria e solo una volta che avrà completato il processo potrà riprendere a prestare.
Non crede che un taglio imponente effettuato fin da subito, magari sul costo del lavoro, si autofinanzierebbe, dato che il gettito dovrebbe aumentare?
Sì, se ci fosse consentito, per esempio, di portare il rapporto deficit/Pil al 5% per i prossimi tre anni; allora, potremmo tagliare le tasse, aspettare, e vedere se l’economia riparte. Tuttavia, lo ribadisco, siamo in un contesto di vincoli feroci che ci richiedono il pareggio strutturale di bilancio.
Da questo punto di vista, come valuta le proposte del Pdl?
Berlusconi ha promesso crediti d’imposta per gli asili nido, per la ricerca, il quoziente familiare, di tagliare l’Irap, e di eliminare l’Imu sulla prima casa. Peccato che l’unica maniera realistica per realizzare tutto questo sia portare il rapporto debito/Pil al 140%…
Il Pd, invece, vuole introdurre una patrimoniale per ridistribuire dei redditi
Sono convinti che la redistribuzione, di per sé, inneschi la crescita. Ora, chiunque sa che colpire i cosiddetti ricchi non produce gettito. Sono troppo pochi. L’unico modo per ottenere un introito cospicuo è colpire la classe media. C’è da temere che, se il centrosinistra andrà al governo, impoverirà ulteriormente gli italiani.
Monti, infine, si è limitato a dire che abbasserà le tasse, se e quando potrà.
Se l’obiettivo della campagna elettorale è quello di convincere i cittadini a piantare gli zecchini nell’orto nella speranza che si moltiplichino, come fecero il Gatto e la Volpe con Pinocchio, Berlusconi fa bene a dire quello che dice; se, invece, è quello di fare un ragionamento adulto aun elettorato adulto, per quanto stremato dalla crisi, quello che dice Monti, per quanto non sia particolarmente entusiasmante, rappresenta la comunicazione intellettualmente più onesta.
(Paolo Nessi)