Tentare ogni possibile percorso per trasformare in realtà gli eurobond e altre forme di mutualizzazione dei debiti sovrani, stabilendo fin da subito una concreta tabella di marcia al fine di raggiungere tali obiettivi. E’ quanto ha chiesto l’Europarlamento a Commissione e Consiglio Ue in una risoluzione approvata mercoledì, sottolineando l’ulteriore necessità di istituire un fondo europeo di rimborso del debito da far entrare in vigore immediatamente o nel medio termine. La risoluzione trae le proprie origini dall’iniziativa della liberale Sylvie Goulard, coautrice con il premier Mario Monti del libro “La democrazia in Europa”. In questa intervista per ilsussidiario.net, l’europarlamentare francese descrive l’importanza delle richieste avanzate a Strasburgo e commenta l’attuale impegno politico del presidente del Consiglio uscente.



Cosa rappresentano le iniziative che l’Europarlamento torna a proporre?

Quanto richiesto non fa parte di una procedura decisionale che porterà inevitabilmente alla creazione degli eurobond, ma rappresenta comunque un segnale estremamente chiaro di una maggioranza per continuare a lavorare su tutte le opzioni possibili, senza escluderne alcuna e senza ideologie.



C’è chi crede che, senza riforme, gli eurobond non possano funzionare. Cosa ne pensa?

Il nostro messaggio è chiaro: non abbiamo intenzione di introdurre gli eurobond per evitare di attuare ulteriori riforme. Si tratta solamente di una forma di mutualizzazione del debito per aiutare e per dare maggior coraggio ai paesi che hanno già preso la difficile scelta di intraprendere la strada europea.

Come si è giunti alla risoluzione di mercoledì?

Ero tra i relatori del Six-pack (pacchetto legislativo composto da sei regolamenti in materia economico-finanziaria adottato dal Parlamento europeo ed entrato in vigore il 12 dicembre 2011, ndr) e nel momento della negoziazione con Consiglio e Commissione siamo stati proprio noi a chiedere di giungere al cosiddetto “Libro Verde” sulla fattibilità dell’introduzione di stability bond. La recente risoluzione rappresenta dunque la risposta a un lavoro della Commissione che abbiamo richiesto in passato, ma crediamo sia ormai arrivato il momento di avanzare proposte più innovative sul breve o medio termine.



La prospettiva degli Eurobond ha incontrato alcune difficoltà oggettive, dal momento che potrebbe richiedere una riforma dei trattati europei. Cosa ne pensa?

E’ vero, per una mutualizzazione più sviluppata del debito potrebbe rendersi necessario un cambiamento dei trattati e, forse, anche di una riforma costituzionale nazionale, ma non vedo perché tutto ciò non debba essere possibile. Non dobbiamo considerare vietata una soluzione di questo tipo, ma cominciare a individuare e affrontare ogni singolo ostacolo.

Come in passato, però, anche questo tentativo potrà essere oggetto di diverse critiche da parte della Germania, non crede?

Certo, infatti una maggioranza di colleghi tedeschi, presenti anche nel mio gruppo, ha già espresso parere contrario. Personalmente rispetto la posizione tedesca, ma il Parlamento europeo punta ovviamente all’interesse generale. E’ vero, giungere alla creazione degli eurobond non è facile, ma crediamo che, pur tenendo in considerazione il punto di vista della Germania, non si debba assolutamente rinunciare. Per questo continueremo a lavorare nella speranza che in un anno o due, superate anche le elezioni di febbraio, la prospettiva potrà essere diversa.

 

Cosa servirà in particolare?

 

Abbiamo innanzitutto bisogno di serietà e disciplina nella gestione del debito pubblico e di far tornare la fiducia dei mercati, ma anche di attuare quelle riforme già parzialmente avviate da molti Paesi, tra cui l’Italia e la Spagna. E se riusciremo ad attirare capitali stranieri in Europa, questo andrà a vantaggio anche dei tedeschi. Ovviamente stiamo parlando di un piano realizzabile non in poche ore, ma probabilmente in un decennio, ma se non si inizia subito la situazione non potrà certamente cambiare.

 

Osservando la situazione italiana, come giudica la “salita” in politica di Mario Monti?

 

Non voglio entrare nel merito della campagna elettorale, ma come ho detto in precedenza è iniziata, anche per gli italiani, una sfida per riconquistare credibilità e competitività. I francesi hanno fatto la loro scelta l’anno scorso, mentre oggi devono essere gli italiani a chiedersi chi potrà essere la persona più adatta a difendere gli interessi dell’Italia in un’Europa forte.

 

Crede sia Monti questa persona?

 

Come sa, ho scritto un libro con Monti (“La democrazia in Europa”, ndr). Posso solamente dire che non farei la stessa cosa con certi altri candidati alle elezioni italiane… Per esempio, non è un caso che abbia deciso di scrivere il volume con Monti e non con il suo predecessore.

 

Come reagirebbe l’Europa a un’eventuale vittoria di Berlusconi?

 

Le rispondo con una domanda: crede sia un caso che il Ppe al Parlamento europeo, al cui interno vi sono ben 23 deputati berlusconiani, abbia scelto di sostenere Monti?

 

(Claudio Perlini)

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