Tramite una transazione denominata “Progetto Santorini”, Deutsche Bank avrebbe aiutato, all’apice della crisi finanziaria, il Monte dei Paschi di Siena a mitigare una perdita di 367 milioni di euro. Nell’operazione, condotta nel 2008 e i cui dettagli sono contenuti in un documento di oltre 70 pagine stilato dall’agenzia di stampa americana Bloomberg, la più importante banca tedesca avrebbe studiato un derivato per Mps, prestando 1,5 miliardi di euro attraverso l’operazione che trae il proprio nome dalla vulcanica isola greca. La banca senese, impegnata in quel periodo nell’acquisizione di Banca Antonveneta, avrebbe così mitigato una perdita di 367 milioni generata da un precedente derivato stipulato proprio con Deutsche Bank. L’agenzia, citando il parere di sei specialisti in derivati, sottolinea che, “come parte dell’accordo”, Monte dei Paschi avrebbe “fatto una scommessa perdente sul valore dei titoli di Stato del suo Paese”. Abbiamo chiesto ulteriori spiegazioni al giornalista economico Sergio Luciano.



Cosa pensa di questa operazione?

Il mercato finanziario globalizzato è paragonabile a una grande famiglia in cui, pur senza risparmiare colpi bassi, alla fine hanno tutti interesse affinché ogni membro resti in vita. Sui contratti derivati finanziari, non solo (come sarebbe stato auspicabile) fino al 2008 ma anche dopo, tutte le grandi banche hanno costruito la fortuna dei loro bilanci.



Come mai?

Da una parte per mietere facili utili fino a prima della crisi, quindi per tutto il primo semestre del 2008, dall’altra per mimetizzare le perdite dall’inizio della crisi in avanti.

Facendo quali operazioni in particolare?

Paradossalmente le banche internazionali e, seppur più raramente, anche quelle italiane, per migliorare la rappresentazione dei propri conti hanno utilizzato in molti casi gli stessi derivati che avevano già arrecato loro delle perdite. Quindi, in attesa di capire cosa sia accaduto nel dettaglio tra Deutsche Bank e Monte dei Paschi, nel momento in cui (a fine 2008) la Deutsche Bank presta a Monte dei Paschi 1,5 miliardi di euro per permetterle di chiudere un contratto di derivati precedente, è evidente che lo fa per avere una propria convenienza e per permettere al suo cliente di rimanere in piedi dopo essere entrato in crisi.



Quali sono gli interessi di Deutsche Bank?

Semplicemente quello di riprendersi i suoi soldi. Una volta riscontrata la possibilità da parte di Monte dei Paschi di ripagare il debito, infatti, cosa che per le grandi banche fino ad ora è sempre avvenuta, è ovvio che l’istituto tedesco decida di erogare il prestito. Però, visto il caro prezzo con cui Monte dei Paschi ha pagato tale operazione, è oggi lecito chiedersi, rispetto alle scelte gestionali fatte nel 2007-2008, se queste siano state effettivamente quelle giuste.

Come giudica un simile atteggiamento di Deutsche Bank nei confronti del nostro Paese?

Si conferma un atteggiamento predatorio e speculativo. Sappiamo che Deutsche Bank è stata protagonista della grande campagna di vendita di titoli di Stato che ha contribuito fortemente, se non determinato, alla crisi dello spread del 2011. Adesso scopriamo invece che sempre Deutsche Bank prestava una cifra enorme a una delle banche italiane che più ha in pancia titoli di Stato. Ricordiamo infatti che Monte dei Paschi conta nel proprio patrimonio 25 miliardi di euro in titoli di Stato italiani.

Quindi di fatto che operazione ha messo in campo la banca tedesca?

Da una parte ha finanziato Monte dei Paschi con i derivati e a condizioni speculative, pur sapendo che è in possesso di tantissimi titoli di Stato italiano. Contemporaneamente ha invece venduto titoli di Stato italiani per poi rifinanziare nuovamente il Monte dei Paschi, semplicemente per permetterle di restituire il primo prestito, confidando sul fatto che poi non sarebbe fallita, come effettivamente è stato. Detto tutto ciò, è necessario però sottolineare un aspetto importante a tutela del sistema bancario italiano.

Quale?

Tra i tanti difetti che si possono riscontrare, non dimentichiamo che rispetto a tutti gli altri sistemi bancari europei, a cominciare da quello tedesco, inglese e francese, quello italiano ha avuto una tenuta di gran lunga superiore. A tutt’oggi, infatti, i bond governativi che sono stati necessari, per esempio, a mantenere in piedi il Monte dei paschi, la Banca Popolare di Milano e la Banca Popolare di Verona, sono stati pari a circa 6-7 miliardi di euro, contro le centinaia di miliardi di euro spesi dagli altri governi europei per non far fallire le proprie banche. Se quindi è vero che oggi le banche europee, comprese quelle italiane, stanno strangolando l’economia reale lesinando i loro finanziamenti per tappare i buchi che hanno lasciato aprire nei propri bilanci con una serie di errori gestionali che stanno oggi via via emergendo, è pur vero che all’estero è successo ben di peggio.

 

(Claudio Perlini)