Crisi? Ma dove? Ma quale? I mercati non sono mai stati così sovraeccitati come oggi, tanto che la fame di assets altamente speculativi sta cominciando a preoccupare un tantino la Fed, la quale inizia ad avere qualche dubbio rispetto alla politica dei tassi bassi a oltranza e teme cosa potrebbe accadere una volta che smetterà di acquistare 85 miliardi di dollari di bonds (45 miliardi di Treasuries e 40 miliardi legati a mutui) ogni santo mese. Basta dare un’occhiata all’indice di Credit Suisse che traccia i rendimenti su più di 1500 emissioni: la voglia di investimento di grado speculativo, ovvero rischiosissimo ma fruttuoso, è a livelli senza precedenti, tanto che l’indice ha toccato il minimo record del 5,9%. Un qualcosa che comincia a turbare un pochino il presidente della Fed di Kansas City, Esther George, secondo cui «i prezzi di assets come bonds, terre agricole e prestiti a leva di alto rendimento sono a livelli storicamente bassi, non dobbiamo ignorare la possibilità che una politica di tassi d’interesse bassi potrebbe cominciare a creare un incentivo che porterà a futuri sbilanciamenti finanziari». Ma no, ma cosa dici mai? Solo perché la Fed compra ogni mese bonds come se non ci fosse un domani e si ritroverà, prima di fine 2013, con uno stato patrimoniale sopra i 3 triliardi di dollari?
Cerchiamo di capirci: ciò che Bernanke chiama allentamento del credito, in realtà non significa altro che spingere gli investitori verso asset più rischiosi per tagliare i costi del finanziamento. Punto, non è che alla Fed abbiano le sinapsi di Cartier mentre in Europa le compriamo alla Lidl. Insomma, si sta riempiendo il bagagliaio di un’automobile con del tritolo nella speranza che non scoppi durante il viaggio per un tamponamento. Peccato che all’ultimo meeting del Fomc della Fed, il comitato federale riunitosi a dicembre, più di un membro abbia fatto notare che sarebbe appropriato rallentare o sospendere del tutto gli acquisti obbligazionari molto prima della fine di quest’anno. Il perché è presto detto: tassi bassi portano sì gli investitori a cercare ritorni maggiori, quindi bonds a livello junk o titoli azionari, ma una volta che mamma Fed smetterà di fare la spesa mensile, cosa succederà alla prezzatura reale di quel mercato in overshooting?
Con l’attuale politica della Fed, chi detiene un Treasury a 10 anni paga 54 volte il valore dell’income per detenere il titoli, contro le 14,8 volte di chi detiene azioni quotate sullo S&P 500: quindi, tutti in Borsa! Oppure, tutti nel mercato delle obbligazioni spazzatura, divenute di fatto un investimento di massa, come ci dicono chiaramente i dati resi noti da JP Morgan Chase: gli acquirenti di debito di grado speculativo, infatti, si accontentano ormai di un rendimento medio del 5,98%, 8 punti base meno di quanto pagato dai prestiti a leva. Soltanto a giugno scorso, i junk bonds avevano rendimenti 114 punti base superiore a quei prestiti. A partire dalla fine del 2008, i junk bonds hanno garantito ritorni del 121,8%, meglio del 78,1% garantito da un S&P 500 drogato come un cavallo da corsa: poi dicono che gli Usa sono la patria del libero mercato, in confronto l’Unione Sovietica era roba da deregulation… Ma come già detto, non si tratta solo di azioni od obbligazioni, si compra tutto.
I prezzi dei terreni agricoli nel distretto coperto dalla Fed di Kansas City (Missouri, Nebraska, Kansas, Oklahoma, Wyoming, Colorado e nord del New Mexico) hanno toccato i record assoluti nel terzo trimestre del 2012, con aumenti del 25% per i terreni non irrigati e del 20% per quelli irrigati. Insomma, distorsioni di mercato pure e semplici dovute a politiche monetarie estreme, non ai tanto strombazzati segnali di ripresa dell’economia Usa: i dati macro non giustificano affatto prezzi simili e con i fondamentali si può giocare per un po’, di solito tre-quattro mesi, poi arriva la correzione. Peccato che con la liquidità presente attualmente nel sistema e la voglia matta di investimento-spazzatura che alberga sui mercati, se sarà correzione questa volta toccherà davvero avere il casco in testa ben allacciato e magari anche le cinture di sicurezza.
Guardate il primo grafico più in basso elaborato da Streettalk. È una sorta di indice composito dell’output economico statunitense, visto che comprende il National Activity Report della Fed di Chicago, l’ISM Composite Index, molti dati manifatturieri dei Fed Manufacturing Regional Survey, il Chicago PMI e l’NFIB sulle piccole aziende: insomma, tutti i dati sensibili dell’economia del Paese. Vi pare che vi sia traccia di una ripresa in grado di giustificare dati come quelli che vi ho enumerato prima? A parte un’impennata all’insù dopo l’uragano Sandy, ampiamente preventivata e preventivabile, l’indice rimane su livelli tipici da crescita economica rallentata, scenario confermato dai recenti dati sulla fiducia del consumatori Usa e sui report del settore manifatturiera in continuo rallentamento. D’altronde, cari lettori, se ci fosse crescita nei fondamentali, perché iniettare ogni mese liquidità nel sistema per 85 miliardi di dollari?
Volete un’altra riprova di come il mondo stia vivendo una falsa idea di ripresa basata su una bolla di liquidità delle banche centrali? La trovate nel secondo grafico più in basso, che mostra l’allocazione, trimestre su trimestre, del portafoglio di investimento del fondo Edelweiss di Zurigo. Oltre il 60% del capitale è allocato in metalli preziosi, notoriamente beni rifugio, mentre guardate le detenzioni cash e in bonds che crollo hanno subito dal 2005 a oggi. Direte voi, “E chi sarà mai questo fondo Edelweiss?”. Ve lo dico io, prima però vi spiego cos’è MSCI World. Per chi vuole effettuare un investimento diversificato su base mondiale, infatti, al fine di arginare i possibili rischi specifici di ogni Paese, si tende a offrire come investimento di replicare fedelmente l´andamento di un indice azionario globale.
MSCI World, appunto, è costituito da oltre 1000 titoli di società tra le più importanti al mondo, che operano in settori totalmente diversi tra loro e che sfruttano le varie potenzialità presenti in ogni paese. L’indice MSCI World è stato realizzato con l’intento di coprire circa il 60% dell’intera capitalizzazione del mercato e la finalità è dunque quella di fornire una corretta rappresentazione del mercato azionario mondiale, replicando la distribuzione settoriale e la suddivisione per dimensione di impresa di ciascun mercato nazionale. Bene, date un’occhiata all’ultimo grafico: ecco chi è il fondo Edelweiss.
P.S. Due cose. La prima è che siccome sono stufo – ogni qualvolta vedo Pier Ferdinando Casini ospite in uno dei tanti talk politici in tv – di sentire ripetere sempre la solita balla in difesa del Governo Monti per quanto riguarda lo spread, ho deciso di rivelare al leader dell’Udc un segreto che spero voglia fare suo. Caro Casini, lo spread è sceso solo per la difesa dei debiti sovrani posta in campo chiaramente dalla Bce, non per l’operato dell’esecutivo tecnico, e il fatto che lo spread spagnolo, migliore del nostro nel periodo pre-crisi, sia ora ancora più alto non va imputato a un migliore operato di Mario Monti rispetto a Mariano Rajoy, ma solo al fatto che, nel frattempo, la Spagna ha dovuto chiedere all’Ue una bazzecola come il salvataggio del sistema bancario (45 miliardi di euro, di cui 37 già erogati), il quale la settimana scorsa ha registrato sofferenze sui mutui già erogati all’11% del totale e in via di ulteriore peggioramento, visto la perdurante crisi immobiliare e il crollo senza fine del prezzo degli immobili. Ora ha capito, caro Casini o devo farle un grafico? La seconda: da ieri mi trovate su Twitter (@MauroBottarelli), dove anticiperò i contenuti dei miei articoli su ilsussidiario.net e lancerò qualche provocazione da 140 caratteri. Se volete, ci vediamo lì.