Il Financial Times attacca Monti, ma forse non è proprio così. A seguito della pubblicazione dell’editoriale visto il 21 gennaio, il quotidiano economico inglese ha infatti voluto sottolineare che quanto scritto rispecchia esclusivamente il pensiero dell’autore, Wolfgang Münchau, sebbene molto autorevole. Questo ovviamente non significa che il Financial Times non condivida totalmente quanto scritto (altrimenti avrebbe agito in modo diverso) ma è chiara l’intenzione di prendere comunque una certa distanza.



In quanto letto c’è un tema da sottolineare, vale a dire la guerra tra capitalismo finanziario ed economia di mercato. E’ sempre su questo particolare aspetto, infatti, che si trova l’equivoco: quando si parla di capitalismo, evidentemente si pensa al libero mercato, ma non è affatto così. Il libero mercato nasce prima, non ha una sola forma di esprimersi e, probabilmente, il capitalismo (specialmente quello finanziario) non mette in evidenza una libertà di mercato a causa della presenza di lobby e monopoli che intervengono a indirizzare ogni strumento. Il capitalismo finanziario è, tra le altre cose, molto pressante perché, come più volte abbiamo detto, è un capitalismo che vuole un profitto (o rendita) più immediato e disinteressato, a conferma degli antichi detti “i soldi non hanno colore” e “gli affari sono affari”.



Il capitalismo che si avvicina al libero mercato, invece, in maniera particolare quello del mercato sociale, al contrario cerca il più possibile di porre al centro delle soluzioni la persona e non il risultato. E’ proprio qui che risiede dunque l’intera controversia: il libero mercato è fatto da regole, il capitalismo finanziario le odia.

Ho detto più volte di aver condiviso, anche se non sempre, la scelte effettuate dall’attuale presidente del Consiglio, anche perché (e lo riconfermo anche oggi) la situazione in cui si è trovato a dover prendere in mano le redini del Paese era a dir poco disperata. In queste condizioni, quindi, Monti ha stabilito una precisa linea. La critica che il Financial Times muove nei suoi confronti può essere considerata giusta: Monti ha tassato il Paese, questo è indubbio, ma se non lo avesse fatto probabilmente oggi non sarei qui a scrivere questo articolo.



Bisogna dunque porrei cosiddetti puntini sulle “i”, affinché non ci si confonda con altri segni ortografici. Si può crescere soltanto se si possiedono le basi per farlo e l’Italia, com’è evidente, fino a poco più di un anno fa aveva solo quelle utili per finire in un dirupo ancora più profondo. Non dico di condividere tutte le scelte fatte da Monti, tra l’altro votate e condivise dai due maggiori partiti italiani, ma mi chiedo chi avrebbe potuto fare diversamente.

E’ quindi chiaro che il modello di mercato capitalistico che l’autore dell’articolo pubblicato sul Financial Times vorrebbe evidenziare è di tipo capitalistico avanzato e finanziario che, personalmente, non mi sento di condividere. Già a partire dalla Quadrigesimo Anno di Pio XI, la dottrina sociale cattolica porta a considerare che quello finanziario è un capitalismo disumano. Questo è stato anche confermato da tutti gli altri interventi dei Papi nelle encicliche sociali, fino alla più recente di Benedetto XVI: in tutte viene infatti sottolineato quanto lo strapotere, l’arroganza e la miopia del capitalismo finanziario non pongano al centro la persona ma solo il profitto e, possibilmente, immediato e a prescindere da come viene perseguito. In conclusione, se dovesse essere davvero questa la posizione dell’attacco contro Monti, francamente non posso che dirmi contrario.