La risposta di Mario Monti alle critiche sollevate sul suo operato da Wolfang Munchau, esperto dei temi economici legati all’eurozona, non si è fatta attendere. Dalle pagine del Financial Times, nell’edizione online, domenica sera, l’autorevole commentatore ci era andato giù pesante:”Come primo ministro, il signor Monti ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse. Il suo governo ha cercato di introdurre modeste riforme strutturali ma sono state annacquate fino alla ‘irrilevanza macroeconomica’. Dopo aver iniziato come leader di un governo tecnico, emergendo come un duro, è passato alla politica. Il suo racconto è stato che ha salvato l’Italia dal baratro, o piuttosto da Silvio Berlusconi, il suo predecessore. Ma la maggior parte degli italiani sa che il calo dei rendimenti obbligazionari è dovuto a un altro Mario – Draghi, presidente della Banca centrale europea”. Al duro attacco ha replicato il presidente del Consiglio con una lettera aperta pubblicata oggi sul quotidiano della City. “Nel novembre del 2011 – spiega Monti -, l’Italia era a un passo dall’essere tagliata fuori dai mercati internazionali. Ridurre le necessita finanziarie in un caso come questo si è rivelato come un imperativo, e ciò poteva essere fatto solamente con l’aumento delle tasse, che per buona parte era stato deciso ma non messo in pratica dal precedente governo. Non ci furono ulteriori aggiustamenti fiscali nel 2012 nonostante il peggioramento del contesto internazionale e il terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna. Un aggiustamento è stato progressivamente ribilanciato, facendo affidamento in maniera crescente sulla revisione della spesa e sui tagli”. “Ciò che questo governo ha fatto per abbassare i prezzi e creare più posti di lavoro nel settore dei servizi in un così breve periodo di tempo non ha precedenti – continua Monti -, considerata anche la mancanza di una classica maggioranza parlamentare”.



Oltre a difendere il lavoro del suo governo, Monti ha precisato, ancora una volta, le motivazioni che l’hanno spinto a candidarsi alle prossime elezioni politiche, sottolineando la situazione dei mercati italiani “che ora – scrive il professore – sono aperti quanto lo sono in media quelli dei paesi dell’Unione europea, in alcuni casi di più, stando all’Ocse. L’organizzazione stima che le riforme porteranno a una crescita potenziale di almeno 4 punti percentuali del Prodotto interno lordo entro il 2020. Ma il lavoro non è finito e potrebbe essere facilmente rovinato. Per questo motivo sono entrato nel campo della politica: per mettere insieme le forze della società civile – e ce ne sono molte! – che desiderano che questo paese cresca attraverso un cambiamento genuino, grazie al merito e al rispetto della legge”.



Nell’edizione cartacea, stamattina il Financial Times è uscito rivedendo un pò il tiro piazzato da Munchau: dalle pagine del giornale inglese si legge che il Governo Monti “insieme con l’azione decisiva della Bce, ha aiutato a ridare credibilità ai conti pubblici di Roma. Gli investitori stranieri hanno ripreso a comprare i titoli di debito italiani e i rendimenti sul decennale si sono ridotti drasticamente dal novembre 2011”. L’economia sta ancora attraversando la più lunga recessione dal secondo dopoguerra, la produzione è stagnante e il costo del lavoro resta alto, contrariamente a Spagna Portogallo e Italia, ma sia Bersani che Monti godono di “credibilità personale”.

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