La Tobin Tax è stata votata a maggioranza dai ministri delle finanze dell’Unione europea, tra cui quello italiano. Parere favorevole dunque alla discussa tassa sulle transazioni finanziarie da parte di undici paesi della zona euro. A dire di sì, nel dettaglio, sono state Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Portogallo, Belgio, Estonia, Grecia, Slovacchia e Slovenia. Si sono invece astenuti dal voto Gran Bretagna, Lussemburgo, Repubblica Ceca e Malta. Via libera dunque a un provvedimento che ha provocato tante discussioni e che tutt’oggi trova molti detrattori. La tassa prende il nome dal premio Nobel all’economia del 1972, James Tobin. Suo scopo primario è andare a colpire ogni tipo di transazione sui mercati valutari in modo che possano essere stabilizzati penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine e in modo da procurare entrate per la comunità internazionale. La Tobin Tax, in Italia, dovrebbe partire dal prossimo primo marzo. Secondo quanto previsto, il prelievo dovrebbe essere dello 0,12% sui mercati regolamentati e dello 0,22% per gli altri. Non si sa se verrà tassato anche chi acquista e vende un titolo nella stessa giornata, il cosiddetto trading intraday. La tassa comunque viene applicata a chi ha un valore di capitalizzazione superiore ai cinquecento milioni di euro, il che significa duecento dei trecento titoli presenti in listino. La Tobin taxi poi dal primo luglio dovrebbe essere applicata anche sui derivati il che significa una tassa tra lo 0,1 e 100 euro a seconda del nozionale. Secondo alcuni commentatori, qusto tipo di tassa però può funzionare solo se applicata a livello globale. Su ilsussidiario.net ad esempio, Augusto Lodolini ha espresso questo commento: “Il nostro sistema economico è decisamente bancocentrico, per tradizione culturale e per una certa limitatezza della nostra Borsa, e non credo che l’applicazione unilaterale della Tobin Tax aiuterà molto il nostro mercato finanziario. Sarà anche bene ricordare che Piazza Affari dal 2007 è stata acquistata dalla Borsa di Londra e fa parte del London Stock Exchange Group. Per i grandi investitori, e per gli speculatori in senso stretto, non sarà perciò difficile operare direttamente su Londra, cosa che molti già fanno, evitando la nostra provinciale tassa”.
Continua Lodolini: “Gli addetti ai lavori hanno già posto in evidenza una serie di problemi tecnici relativi a questa formulazione della Tobin Tax, ma un paio sono particolarmente chiari per tutti. Il primo è che la tassa riguarderà solo le aziende quotate con capitalizzazione di Borsa superiore ai 500 milioni di euro, circa due terzi dei titoli quotati”.