Il terremoto finanziario che sta colpendo il Monte dei Paschi di Siena potrebbe indurre un effetto a catena sul sistema creditizio italiano? Oppure, c’è da temere che l’istituto senese non sia l’unico che abbia armeggiato con disinvoltura con titoli derivati? Ricapitolando: le perdite della banca ammonterebbero a circa 2 miliardi di euro. Di questi, 1,6 miliardi dipendono dalla svalutazione di asset immateriali del primo semestre del 2012; il resto del buco è stato provocato da una serie di operazioni in titoli derivati che, secondo le previsioni più rosee, hanno determinato un passivo di 220 milioni di euro che sale a 740 secondo le più nefaste. Giuseppe Mussari, all’epoca dei fatti numero uno di Mps, ha deciso di lasciare le presidenza dell’Abi, per non recare alcun danno all’associazione. Abbiamo chiesto a Claudio Borghi Aquilini, professore di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università Cattolica come stanno le cose.



C’è da preoccuparsi?

Non credo che si potranno determinare ripercussioni sul sistema bancario italiano. Quanto accaduto in Mps rappresenta un caso specifico. Non stiamo parlando, infatti, di una banca che ha fatto una serie di operazioni fuori controllo, ma una soltanto. Estremamente sospetta.

Quale?

L’acquisizione della Banca Antonveneta. Come è ormai noto, Mps l’acquistò dagli spagnoli del Banco di Santander per 9,3 miliardi di euro. Questi, a loro volta, l’acquisirono due mesi prima per 6,6 miliardi di euro. Possibile che in così poco tempo si rivalutò a questi livelli? Un metodo già sperimentato in situazioni pubbliche; e dato che le banche quando hanno bisogno di essere salvate, lo sono dallo Stato, si tratta di uno scandalo del tutto analogo a quello relativo alla vendita della Serravalle.



Ovvero?

Nel 2005 la giunta della provincia di Milano guidata da Penati decise di acquistare dal gruppo Gavio il 15% della Serravalle, arrivando a controllarne il 53%. La Provincia spese 238 milioni di euro, 76,4 milioni in più rispetto al valore di mercato. La stessa Corte dei Conti affermò che si era trattato di una spesa inutile. Del resto, la Provincia già deteneva la maggioranza della società autostradale. Ovviamene sarà la magistratura ad accertare eventuali illeciti. Resta il fatto che non si capisce perché, per fatti così gravi, risalenti al 2005, ancora non è stato celebrato il processo. Per il caso Ruby, invece, che riguarda episodi risalenti al 2011, siamo ormai giunti alla sentenza. Da milanese, preferirei sapere se c’è stato malaffare su 238 di milioni di euro di soldi appartenenti ai cittadini, quindi anche a me, piuttosto che accertare cos’è accaduto durante un festino in una casa privata.



Torniamo a Mps.

Anche in tal caso, l’operazione è estremamente sospetta. Mi chiedo se la magistratura sarà altrettanto veloce nell’accertare eventuali responsabilità. Chi ha avvallato una scelta del genere, deve aver per forza potuto disporre di una sponda politica, appoggi, informazioni esclusive. Temo che, come al solito, non se ne verrà a capo. In Italia, i disastri finanziari non hanno mai paternità. Accadono, e basta.

Che c’entrano i derivati con tutto questo?

Quando si strapaga qualcosa, e se si fanno uscire dalla cassa ingenti somme non coperte da analoghi ricavi, si crea un buco. Spesso, i derivati sono utilizzati per coprire questi buchi. Di per sé, l’utilizzo del derivato non è un male. Il problema, è che non di rado, invece che per tutelarsi dall’eventuale perdita, si usano per camuffare la perdita in bilancio. E si spera nell’avverarsi dell’evento negativo, da cui lo strumento finanziario dovrebbe proteggere, per riscuoterne il premio previsto. E’ come se, invece di effettuare un investimento,  comprassi dei biglietti della lotteria, e, nella speranza di vittoria, ne indicassi il valore a bilancio, camuffandolo da profitto.

Perché lei è così convinto che tutto ciò non sia prassi anche nelle altre banche?

Beh, perché l’Antoveneta l’ha comprata solo Mps… Mi spiego: non risultano operazioni altrettanto sospette; certo, ci sono stati degli errori, specialmente in termini di timing, come alcune acquisizioni da parte di Unicredit. Che, tuttavia, sono state ampiamente compensate da altre operazioni, quali quelle effettuate sull’est europeo.

 

(Paolo Nessi)