Nei primi undici mesi del 2012, cioè sotto il governo Monti, la spesa dello Stato sarebbe cresciuta di 32,6 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2011, con un aumento dell’8,7%. E’ quanto emerge dal rapporto del centro studi Unimpresa, secondo cui i pagamenti dello Stato, senza calcolare gli interessi per il debito, tra gennaio e novembre dello scorso anno sarebbero stati pari a 406,3 miliardi di euro, contro i 373 miliardi del 2011. Ilsussidiario.net ha intervistato Mario Baldassarri, Presidente della commissione Finanze al Senato.



Per quale motivo la spending review del governo Monti ha prodotto solo un aumento della spesa pubblica?

Il dato che conta è il bilancio consolidato delle pubbliche amministrazioni, pubblicato sul sito del ministero dell’Economia e delle Finanze. Stando ai valori ufficiali, tra il 2011 e il 2012 la spesa pubblica è aumentata di 8 miliardi di euro in parte corrente e di 7 miliardi di euro nel totale. 



Per Unimpresa l’incremento è di almeno il quadruplo…

Il Centro studi Unimpresa deve dirci da dove ha preso questi dati, prima di allora io continuerò a basarmi soltanto sulle cifre pubblicate sul sito web del ministero dell’Economia e delle Finanze. Poiché il consuntivo 2012-2013 ancora non è disponibile, l’ultimo dato a essere stato pubblicato è quello scritto nel Documento di Economia e Finanza di settembre. La spesa consolidata della Pubblica amministrazione è cresciuta di 7 miliardi in un anno, mentre nei dieci anni precedenti è cresciuta con una media di 27/28 miliardi l’anno, e in questi numeri sono compresi anche gli interessi sui debiti.



Come si spiega la discrepanza con il rapporto di Unimpresa citato anche da molte agenzie?

Io non posso fare riferimento a dati pubblicati dalle agenzie, ma mi devo basare soltanto su quelli ufficiali. Da 40 anni faccio l’economista e guardo i dati ufficiali del ministero dell’Economia, della Banca d’Italia e dell’Istat, non quelli di altri.

La spending rewiew del governo Monti ha ottenuto gli effetti sperati?

No, non si sono ancora ottenuti effetti importanti. Il freno agli sprechi c’è stato, ma ancora non a sufficienza. Su alcune voci occorre tagliare in valore assoluto rispetto a quanto abbiamo speso gli anni precedenti.

Su quali voci di spesa non si è fatto abbastanza?

Le voci che sono cresciute anche del 50% negli ultimi anni sono gli acquisti di beni e servizi, i fondi perduti, che rappresentano uno spreco e alimentano la criminalità, e tutte le 7mila società ex municipalizzate degli enti locali. A puntare il dito contro queste tre voci è stata la Corte dei conti a febbraio 2012.

 

Quanto si può risparmiare tagliando gli sprechi?

 

Nel 2012, su 805 miliardi di euro di spesa complessiva di tutte le pubbliche amministrazioni, i tagli importanti sono fattibili soprattutto su acquisti di beni e servizi e fondi perduti. L’acquisto di beni e servizi è arrivato a quasi 150 miliardi di euro, i fondi perduti corrispondono a 36 miliardi di euro l’anno. 186 miliardi di euro su 805 sono soggetti più facilmente a tagli e contenimenti senza il bisogno di nessuna macelleria sociale.

 

Si può tagliare realmente sulle forniture agli ospedali incluse nella voce “acquisto di beni e servizi”?

 

Si deve, perché in questi anni sono aumentate del 50%. Che cosa è successo, c’è stata un’epidemia di colera? La stessa voce di acquisto, per esempio le siringhe, in una regione costa un euro a scatola e in un’altra cinque euro. E’ il fallimento del federalismo fiscale straccione e falso fatto dalla Lega nord nella legislatura che si è appena conclusa.

 

Quindi lei non valuta in modo del tutto positivo il modo in cui il governo Monti è riuscito a tagliare su questi sprechi?

 

Il governo Monti non può fare miracoli. Già ha fatto molto tamponando la situazione finanziaria, ora però il progetto Monti per la prossima legislatura deve segnare questa discontinuità. I tagli non devono essere realizzati in modo orizzontale, sui valori futuri tendenziali, come ha fatto Tremonti, per nascondere in realtà degli aumenti di spesa. I tagli d’ora in poi vanno fatti mirati sulle singole voci e rispetto al dato storico dell’anno precedente, e non rispetto a ciò che le amministrazioni intendono spendere tra tre anni.

 

(Pietro Vernizzi)

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