Caso Monte dei Paschi di Siena sempre più al centro delle polemiche e inevitabilmente si finisce anche sul piano politico. La banca, notoriamente legata in qualche modo al Partito democratico, nella Siena da sempre città di sinistra, rischia un buco economico enorme dopo che il caso dei derivati tossici è diventato di pubblica conoscenza. Un affare condotto nel 2009 su cui vertono i giudizi più diversi: lo stesso consiglio di amministrazione dice di esserne stato all’oscuro, Bankitalia a cui spetterebbe l’incarico di sorvegliare l’andamento delle banche dice anch’essa che ci sono documenti che le sono stati tenuti nascosti. Insomma, è caos mentre il titolo di MPS in Borsa da giorni sta crollando miseramente. Uno scandalo venuto alla luce negli ultimi giorni e che ha portato alle dimissioni di Giuseppe Mussari, oggi presidente di Abi e ai tempi dei fatti contestati presidente di MPS. In questa situazione, su cui si è espresso preoccupato anche il capo dello Stato, interviene adesso il capo del governo Mario Monti per fare chiarezza. Se già ieri il ministro dell’economia Grilli attaccava Bankitalia perché, diceva, è impossibile che fosse all’oscuro di quanto veniva fatto, oggi Monti tira in ballo il Pd. Il quale ieri nelle parole di Bersani aveva chiesto di lasciare fuori la politica dal caso, altrimenti sarebbe stata solo speculazione elettorale. Ma Monti va già deciso: “Non voglio attaccare Bersani, ma il Pd c’entra nella questione Mps. Critico piuttosto la commistione fra banche e politica”. L’ha detto parlando stamane al programma Radio anch’io. Il Pd, ha spiegato Monti, c’entra perché ha sempre avuto grande influenza sulla banca attraverso la fondazione e “il rapporto storico con il territorio culturale e finanziario senese”. Si tratta, ha detto ancora, di un tipico caso di commistione fra banche e politica che va sradicato. Detto questo, ha aggiunto, lascio ai partiti darsi le vicendevoli colpe e farsi le loro corride elettorali. Invece il governo non ha responsabilità sul caso, dice Monti, anche se dovrebbe evitare questo tipo di problemi: le banche italiane, dice, durante la crisi finanziaria sono state alcune degli elementi più solidi. Smentisce poi le accuse che il ricavato dell’Imu possa essere usato per ripianare i conti del MPS come in molti stanno dicendo in queste ore. “I soldi dell’Imu vanno al settore pubblico, ci vanno e ci restano. C’è una nuvola terroristica circa gli importi relativi alla questione su Mps diventati oggetti di corride politiche” ha detto.
Non abbiamo fatto alcun regalo al MPS precisa, solo “un prestito di 2 miliardi, con un interesse molto oneroso pari al 9 per cento, mentre i restanti 1,9 miliardi sono rimborsi dei precedenti Tremonti bond”.