Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha promesso che se vincerà le elezioni nella prossima legislatura diminuirà Imu, Irap e Irpef. Già da quest’anno ridurrà l’imposta sulla casa, facendo crescere da 200 a 400 euro la detrazione sulla prima abitazione e da 100 a 200 euro quella per ciascun figlio a carico. Dal 2014 invece eliminerà il monte salari dalla base imponibile dell’Irap e aumenterà le detrazioni per i carichi familiari sull’Irpef. Ma anche gli altri due schieramenti in corsa, centrodestra e centrosinistra, hanno delineato a grandi linee le loro “ricette” in tema di tasse. Soprattutto Silvio Berlusconi sembra avere le idee chiare in merito. Il professor Ugo Arrigo, docente di Finanza pubblica all’Università di Milano-Bicocca, commenta per noi questi diversi programmi in materia di fisco



E’ favorevole alle proposte di Monti di diminuire Imu, Irap e Irpef?

Sono proposte interessanti. Qualcuna la attuerei in modo diverso: per esempio, introdurrei l’esenzione dall’Imu non in base alla rendita catastale, ma alla dimensione minima abitativa che è necessaria in base al numero di componenti del nucleo familiare. Non quindi con uno “sconto” di 200 euro per figlio, ma esentando una stanza per ciascun componente. A parte questo, tutte le proposte di Monti di alleggerimento in funzione della fiscalità vanno in una direzione apprezzabile. C’è un aspetto però che mi lascia perplesso.



Quale?

Se queste riduzioni sono attuabili, non si comprende perché Monti non abbia cercato di introdurle fin da subito. Avrebbero infatti una funzione sia di aumento dell’equità, sia di stimolo dell’economia. Sono invece promesse diluite nel tempo, in funzione della creazione di condizioni di riduzione della spesa che non si sono ancora verificate. Queste promesse di alleggerimento fiscale sono quindi fatte perché c’è la scadenza elettorale, o perché si ritiene che siano positive per il sistema economico? Se si ritiene che siano positive per il sistema economico, è una smentita delle manovre che sono state fatte nell’ultimo anno e che sono state totalmente di segno contrario.



Monti ha dichiarato che, a seconda di come andrà il voto, potrebbe esserci una nuova manovra fiscale. Che cosa intendeva dire?

Monti sembra voler alludere al fatto che se gli italiani non votano per lui, i mercati internazionali non si fideranno del nuovo capo del governo e quindi lo spread risalirà, con la conseguenza che si renderà necessaria una nuova manovra per compensarlo. Se interpreto correttamente le sue parole, direi che la sua uscita non è delle migliori.

Per il centrodestra invece va abolita l’Imu sulla prima casa. Lei che cosa ne pensa?

Esentare totalmente l’Imu sulla prima casa non è né equo, né efficiente, perché un contribuente può vivere in una prima casa che è sovradimensionata rispetto alle sue esigenze abitative. E’ sbagliato tanto esentare totalmente l’Imu sulla prima casa quanto farla pagare totalmente. E’ giusto invece stabilire una fascia esente, e da questo punto di vista mi trovo quindi più vicino alla proposta di Monti.

 

Sempre per Berlusconi vanno tagliate le tasse sul lavoro per i giovani assunti a tempo indeterminato. Cosa ne pensa?

 

E’ corretto che chi entra nel mercato del lavoro all’inizio sia tassato di meno. Questo prelievo contributivo, inizialmente più tenue, può essere fatto salire nel tempo man mano che la posizione lavorativa della persona si stabilizza. Sono tutte cose che possono avvenire in modo graduale nel tempo, facendo attenzione all’onerosità del provvedimento. Quando sono in campagna elettorale, nessuno dei partiti si fa problemi a promettere. Quando però si realizzano le promesse emergono i costi e tutti i promotori delle politiche economiche scopriranno che non hanno i soldi per attuare quanto hanno deciso di fare.

 

Ben diverse le proposte di Bersani, che punta a rimodulare Imu e Irpef per favorire le fasce meno abbienti.

 

L’idea che il sistema riparta e che si abbassino alcune tasse per aumentarne delle altre, non può funzionare. Per migliorare l’economia bisognerebbe abbassare delle tasse compensandole con un aumento di produttività della Pubblica amministrazione. Si devono abbassare le tasse sulle fasce più deboli, a parità di condizioni sul resto. Il classico difetto del Pd è che quando si parla di comprimere la spesa e il peso dello Stato sull’economia non vuole sentire ragione.

 

Nell’area del centrosinistra c’è chi (Sel e Cgil) vorrebbe l’introduzione di una patrimoniale. Cosa ne pensa?

 

La patrimoniale non ha molto senso, per la semplice ragione che i grandi patrimoni immobiliari non stanno facendo la fila per farsi tassare da Bersani. Le ricchezze veramente ingenti sono detenute con forme societarie che creano un velo tra l’effettivo titolare e i beni posseduti. O la patrimoniale si applica quindi a tutti i patrimoni italiani, inclusi quelli delle imprese, o se coinvolge solo i patrimoni detenuti dalle persone fisiche, allora chi ha un velo giuridico che protegge i suoi patrimoni finisce per esserne esente.

 

(Pietro Vernizzi)