La situazione si complica, si ingarbuglia fino a diventare uno strano groviglio. Sullo sfondo di questo viluppo, c’è l’eco sempre più forte di una polemica che sta diventando piuttosto assordante, una cacofonia che non promette nulla di buono per le fortune di quella convergenza tra centrosinistra e centristi di Mario Monti che dovrebbe assicurare la necessaria governabilità al Paese. Di che cosa stiamo parlando? Niente di nuovo sotto il sole: di finanza, di banche e di politica. Nello specifico italiano, dell’affare Monte dei Paschi di Siena, della sua Fondazione targata di sinistra e di un contrasto incalzante che sta avvenendo tra il leader del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, e il Premier uscente del “governo dei tecnici”, il professor Mario Monti.
L’ultimo “siluro” di Bersani a Monti è così concepito: “Io sono stanco di manovre come credo tutti gli italiani. Non si può inseguire la recessione con delle manovre e quindi sono contro”. Ma perché Bersani dice questo? Perché Monti ha detto che non è esclusa una nuova manovra. E Bersani incalza: “Mi pare di aver capito che la manovra non si fa se c’è lui: un po’ di modestia sarebbe consigliabile. Detto questo qualche problemino c’è da affrontare, lo sa anche Monti”. Non sono poi parole troppo oscure o allusive. Bersani per spiegarsi meglio aggiunge che nel 2013 bisogna pensare “a un abbassamento del carico fiscale a vantaggio di lavoratori, pensionati e a chi investe per dare lavoro. Ma non è solo fisco: credo che serva subito rileggere il patto di stabilità e mettere in moto un piano per le piccole opere per dare un po’ di lavoro”.
Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, grande economista, guarda a tutta questa vicenda con l’occhio di chi aveva previsto, da un anno almeno, uno sbocco di questo tipo e non si stupisce affatto delle risposte di Bersani a Monti.
Perché i toni sono diventati così duri, professor Forte?
Bersani si rende conto che, vincendo le elezioni e andando al Governo, avrebbe di fronte un lavoro difficile, molto difficile. Dal discorso della “polvere sotto il tappeto” fino a queste nuove battute si comprende che ha voglia di dare ad altri la responsabilità non positiva dello stato della finanza pubblica.
In questo senso lei dice che bisogna mettere mano a una nuova manovra?
La situazione non è affatto semplice. Se non arriva la crescita si accumulano una serie di problemi: una parte degli esodati, la cassa integrazione che si allarga, ecc. In più, non si può dimenticare che i 4 miliardi del prestito a Mps equivalgono allo 0,2-0,3% del Pil, e che vanno a incidere direttamente sul debito, non sul deficit. Insomma, con la sua politica economica Monti ha generato decrescita e in questo modo, con i suoi interventi, lascia in eredità ai futuri governi alcuni problemi da risolvere.
Ma il prestito a Mps è stato varato e valutato, anche in sede europea, quindi con criteri più rigidi, per un anno intero. Quindi per tutto il 2012 si può dire che Monti, come premier e ministro dell’Economia, e poi Vittorio Grilli, come ministro per l’economia, abbiano avuto un rapporto “costruttivo”, non solo sui temi economici generali, ma anche su quelli particolari del Monte dei Paschi di Siena, che potrebbero essere indirettamente collegati al partito di Bersani.
Viene spontaneo fare una battuta su questa vicenda: Monti e Bersani sembra che si comportino come “i ladri di Pisa”. Conosce la storia? Sono quelli che “litigano di giorno, e che poi insieme rubano di notte”. È soltanto una battuta. Ma l’impressione complessiva non è affatto gradevole. Sulle Fondazioni vigila direttamente il Tesoro. Quindi, lasciamo perdere la banca, ma come è possibile che non ci sia potuti accorgere di quello che stava facendo la Fondazione dopo l’acquisizione di Antonveneta? Che cosa c’era: una particolare attenzione di Monti nei confronti del centrosinistra? Alla fine la Fondazione ha perso 4 miliardi di euro creando un “buco” enorme e bruciando il valore dell’intera provincia di Siena. Adesso sono già partite le inchieste, è già intervenuta la magistratura. Non so proprio dove si arriverà. Ma sostanzialmente è l’operazione finanziaria ed economica che è sbagliata.
Ma per quale ragione è stata fatta una simile operazione?
Insisto nel dire che è stata essenzialmente un’operazione di potere. In questo caso si voleva proprio mettere mano a una grande banca del Veneto per creare un centro di potere tra post-comunisti e quello che resta del Veneto “bianco”, dei post-democristiani, dei cattolici di sinistra.
Intanto la Cgil vara un piano nazionale e nello stesso tempo non risparmia critiche a Monti. L’accordo tra centristi e centrosinistra si complica sempre di più.
Non c’è dubbio che stia diventando sempre più problematico. Faccio notare che nel piano della Cgil, che può apparire significativo, è prevista una patrimoniale di 10 miliardi di euro.
(Gianluigi Da Rold)