Peggio di così non poteva andare, anzi, non è mai andata. I consumi hanno registrato la dinamica peggiore di sempre. Almeno, di tutta la storia repubblicana. Lo ha svelato Confcommercio, che nel suo indicatore dei consumi ha individuato una diminuzione del 2,9% in termini tendenziali ed una flessione dello 0,1% rispetto al mese precedente. Nel dettaglio, si è prodotto un calo del 3,6% della domanda relativa ai servizi e del 2,7% della spesa per i beni. Come già è accaduto in passato, l’unico settore ove beni e servizi continuano a segnare dinamiche positive è quello delle comunicazioni. A quanto rivela l’associazione di categoria, «In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore, corretto dai fattori stagionali, mostra un arretramento, proseguendo nel trend in atto dalla fine del 2011». Non solo. Tali dati evidenziano come il «il 2012 si avvii ad essere ricordato come l’anno più difficile per i consumi del secondo dopoguerra». Si tratta del calo più alto mai registrato dall’inizio delle sedi storiche. Tra le ragioni, il fatto che anche negli ultimi mesi dell’anno, le dinamiche congiunturali sono continuati a rimanere negativi. La crisi, d’altro canto, nonostante talune rosse previsioni, è tuttora in corso e non accenna a dar segno di stemperarsi. Secondo Confcommercio, da qui a breve è inutile sperare in segnali positivi circa la ripresa dei consumi e l’uscita dalla congiuntura economica sfavorevole. A tutto ciò si aggiunge il persistere di un costante clima di sfiducia da pare delle famiglie che, benché a dicembre si sia prodotto un leggerissimo miglioramento dei dati economici, continua a indurre nei cittadini la convinzione che le proprie condizioni oggettive siano nettamente peggiorate. A peggiorare il quadro e la consapevolezza della drammaticità del contesto, i dati sulla disoccupazione. Solo a novembre, il calo di posti è stato di 42mila unità rispetto ad ottobre mentre da giugno si sono persi 192mila posti. Sempre Confcommercio ha precisato come a dicembre siano state impiegate il 15,3% di ore di cassa integrazione in più rispetto allo stesso mese del anno precedente.
Da questo punto di vista, le difficoltà, presumibilmente, rimarranno anche nei primi mesi di quest’anno. Per il mese di gennaio, invece, si prevede una variazione congiunturale dell’indice dei prezzi al consumo dello 0,3%, congiuntamente a un tasso di crescita tendenziale pari al 2,3%.