Piero Ostellino sul Corriere della Sera critica il redditometro, e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, risponde con una lunga lettera. Per l’editorialista del quotidiano di via Solferino, con il decreto del governo Monti “spetta al contribuente provare di non essere un evasore. L’inversione dell’onere della prova ributta l’Italia ai primordi del Diritto”. Per Befera, “data l’altezza vertiginosa da cui piovono le bombe, sarebbe da insopportabili pignoli pretendere dall’articolista un’accurata messa a fuoco dell’obiettivo su cui si avventa la sua micidiale verve polemica”. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze ed inventore della versione originale del redditometro, completamente stravolta dal nuovo decreto del governo Monti.
Professor Forte, quali sono le differenze tra il precedente redditometro e quello attuale?
Il precedente redditometro, che ho inventato io insieme ai miei collaboratori, stabiliva dei parametri che non erano un modo per chiedere al contribuente di provare di non essere un evasore, come avviene adesso. Intervenivano solo dopo che l’amministrazione aveva dimostrato che la dichiarazione dei redditi non era attendibile. Ai sensi della legge che Befera sembra ignorare, scattava quindi l’accertamento induttivo. Il redditometro era cioè lo strumento per fare sì che la seconda fase dei controlli, successivi all’impossibilità di considerare attendibile la dichiarazione dei redditi, fosse oggettiva e non discrezionale.
A chi spettava l’onere della prova?
Il redditometro fu inventato da me e dai miei collaboratori proprio per porre fine agli accertamenti induttivi discrezionali successivi alla scoperta da parte del Fisco che la dichiarazione dei redditi era inattendibile. All’epoca in cui ero ministro il redditometro interveniva solo in questa fase, per evitare che il Fisco, dovendo compiere delle ipotesi di ricostruzione di un reddito o di un ricavo privo di basi nella dichiarazione dei redditi, lo facesse in modo non oggettivo.
Era quindi un elemento di garanzia giuridica. Che cosa succede invece con il nuovo redditometro?
Adesso è diventato un’inversione dell’onere della prova, che non è ammesso dalla nostra Costituzione. Non è il contribuente che deve dimostrare che la sua dichiarazione è vera, ma è il Fisco che deve “smontare” quelle false. Per farlo non può ricorrere a una presunzione statistica, bensì deve considerare il soggetto e contrapporgli degli elementi individuali. Parlare di un tenore di vita medio non ha senso, perché possono esserci un’infinità di variabili.
In che modo interveniva la Guardia di finanza?
Prima che Attilio Befera diventasse direttore dell’Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza, utilizzando indici riservati che non erano resi noti al contribuente, individuava le categorie a rischio e al loro interno i casi sospetti. Anziché accertare i contribuenti per sorteggio, lo faceva sulla base di indizi a conoscenza degli agenti. Questo metodo consentiva di scoprire gli evasori, soprattutto se erano evasori totali o imprenditori con dipendenti in nero.
Quindi lei non condivide affatto la risposta di Befera?
Non solo non la condivido, ma ritengo inaccettabile che un fine intellettuale come Ostellino sia trattato come un ignorante, una persona che non sa fare ragionamenti teorici, non conosce la logica o non è informato. Ciò sarebbe già inammissibile se a farlo fosse stata una persona dotata di responsabilità politiche come il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ma è ancora più anomalo che un funzionario come Befera si metta a scrivere lettere ai giornali. Il ministro Grilli, si assume o meno la responsabilità di quanto Befera ha scritto a Ostellino? Chi ha autorizzato Befera a sostenere queste tesi sul Corriere? Si tratta di un problema grave.
Ora cosa accadrà?
Già abbiamo un governo tecnico, non vorremmo che un domani ci trovassimo i direttori generali al posto dei ministri. Il Corriere della Sera ha pubblicato di proposito la lettera di Befera in forma integrale, perché se anche avesse ragione basterebbe a farlo passare dalla parte del torto. Il responsabile del Fisco, che più di ogni altro dovrebbe essere neutro, si assume queste posizioni che sono un arbitrio. Con il risultato che sembra quasi che il governo se ne lavi le mani, e lasci che la responsabilità ricada interamente su Befera. Mentre ad avere firmato il redditometro è il Consiglio dei ministri.
(Pietro Vernizzi)