Uffici “tax e legal” e analisti finanziari fin da ieri sera stanno scavando nella bozza di legge di stabilità per estrarre ogni ipotetico beneficio o rischio di penalità per i titoli quotati in Borsa. Sotto i riflettori è soprattutto il settore bancario. Atteso – e registrato – l’ammorbidimento della deducibilità delle perdite sui crediti: non più spalmata su 18 anni, ma solo su 5. L’Abi puntava su un provvedimento ancor più spinto, in chiave di “bad bank” per lo smaltimento degli ingenti “bad loans” accumulati dalla recessione negli attivi di bilancio. Ma i banchieri si possono consolare con l’accelerazione del processo di rivalutazione delle quote di partecipazione delle grandi banche nel capitale della Banca d’Italia.



Il passaggio resta certamente sgradito a Via nazionale, ma ieri il ministro Fabrizio Saccomanni – ex direttore generale della banca centrale – non ha potuto non citarlo fra i capitoli principali della legge di bilancio: un adeguamento contabile stimato fra i 5 e i 7 miliardi dovrebbe portare almeno 1 miliardo di cassa sottoforma di imposta sostitutiva in un budget pubblico 2014 che si annuncia striminzito e tutt’altro che stabilizzato. Per di più la “liberazione di valore” di un patrimonio che – a costi storici – è a cifre irrisorie nei bilanci delle banche (principalmente Intesa Sanpaolo e UniCredit), contribuirà a rafforzare il patrimonio di vigilanza delle banche italiane (Basilea 3), mentre proprio ieri è iniziato il conto alla rovescia di un anno verso l’Unione bancaria. Ma su questo versante cruciale nel progetto di legge di stabilità c’è anche dell’altro, e in Piazza Affari -discretamente intonata stamattina sul segmento bancario – se ne parla parecchio, naturalmente in attesa di riscontri puntuali



La sintesi di un passaggio molto tecnico è questa: la nuova deducibilità Irap (taglio del cuneo fiscale) prospetta un impatto non marginale su banche che presentino in bilancio valori significativi di “avviamento” (“goodwill”). È, ad esempio, il caso di gruppi che siano nati da una lunga serie di acquisizioni e fusioni, come Mps e Intesa. Bene: l’intervento sull’Irap – che non delinea conseguenze di alcun genere sul conto economico e sull’utile – genererebbe invece nuovi crediti fiscali con un riflesso importante ancora sul terreno di Basilea 3.

Queste nuove voci nell’attivo del bilancio – nello sviluppo della nuova regolamentazione di supervisione bancaria globale – non dovrebbero più essere sottratte al patrimonio di vigilanza: un altro “aiutino” – ma assolutamente corretto anche nel confronto internazionale – previsto da un governo finalmente attento e responsabile alla tutela di un’infrastruttura strategica dell’Azienda-Italia.



Più patrimonio, meno “credit crunch”. Più patrimonio internazionalmente riconosciuto, meno “ricette” a base di aumenti di capitale da parte di Fmi o Eba. Più patrimonio, meno ingiuste sottovalutazioni in Borsa.