Dopo l’approvazione della legge di stabilità (e le successive polemiche) molti dubbi ancora restano. Poco chiare risultano essere in particolare le novità sulla prima e seconda abitazione, tra eventuali nuovi balzelli e presunte abolizioni di imposta. Ad esempio, l’Imu è stata definitivamente cancellata? La tassa non è più in vigore solo sull’abitazione principale e le residenza assimilate a questa, ma di fatto rimane per tutte le altre tipologie di immobili. Inoltre, come recita l’articolo 19 della bozza di legge di stabilità, è stato istituito in tutti i Comuni del territorio nazionale un tributo sui servizi comunali denominato Trise che si articola in due componenti: la prima, a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani, è chiamata Tari. La seconda, a fronte della copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni, è invece la Tasi. Entrambe devono essere pagate da chiunque “possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani con vincolo di solidarietà tra i componenti del nucleo familiare o tra coloro che usano in comune i locali o le aree stesse”. Il versamento del Trise (che comprende Tari e Tasi) è da effettuare “in quattro rate trimestrali, scadenti entro il 16 gennaio, 16 aprile, 16 luglio e 16 ottobre. I comuni possono variare la scadenza e il numero delle rate di versamento. È consentito il pagamento in unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno”. Il Trise, quindi, a partire dal 2014 riunirà la tassa sui rifiuti (Tari) e la nuova tassa sui servizi indivisibili (Tasi): la versione attuale della Legge stabilisce che il Comune può chiedere al massimo lo 0,1% sul valore fiscale calcolato con le stesse regole dell’Imu, o in alternativa un euro per metro quadrato. In tutti i casi, il gettito non potrà comunque essere superiore a quello complessivo raccolto in passato con la vecchia Imu.
Altre (apparenti?) buone notizie riguardano coloro che hanno una casa concessa in comodato d’uso gratuito ai figli: potrebbe essere prevista in questi casi l’esenzione dell’Imu, della seconda rata in particolare, ma anche qui c’è un dubbio. Dovranno essere i singoli comuni, infatti, a definire i criteri e le modalità di tale agevolazione, quindi non c’è alcun automatismo. Insomma, bisognerà vedere quante amministrazioni sceglieranno di incamerare parecchio denaro in meno per offrire questo tipo di esenzione.