Grande è la confusione che regna sotto il cielo dell’economia. La più recente testimonianza viene dall’assegnazione dei Nobel, che quest’anno ha visto premiati i lavori di Fama, Hansen e Shiller. In particolare, il primo e l’ultimo si oppongono in maniera radicale. Fama è il più anziano, autore negli anni Settanta di un lavoro, fondamentale nella sua ricerca, volto a dimostrare che i mercati finanziari sono sempre efficienti, cioè il prezzo delle azioni incorpora sempre le informazioni disponibili agli investitori. A lui e ai suoi studi si deve la “teoria del mercato efficiente”. Shiller invece è l’inventore di un indicatore che porta il suo nome e che indica il movimento dei prezzi del settore immobiliare. Ed è uno dei pochi che ha predetto lo scoppio della bolla dei mercati finanziari nel 2000.



La distanza culturale tra i due è enorme, tanto che Fama in un’intervista del 2010 dichiarò che le bolle finanziarie non esistono: “Non so nemmeno cosa vuol dire una bolla. Sono parole diventate di moda, ma che secondo me non hanno senso”. E questo nel 2010, cioè dopo tre anni dall’inizio dell’attuale devastante crisi: un esempio luminoso di incapacità a guardare in faccia la realtà che a tutt’oggi attanaglia gli ideologi del libero mercato. E se la realtà racconta una storia diversa, beh, tanto peggio per la realtà. Così si favoriscono e si propagano le menzogne.



Ancora oggi tanti tra noi fanno fatica a distinguere tali menzogne dalla realtà, bombardati come siamo quotidianamente da una massa di informazioni senza un giudizio critico. E così pure un commentatore di un mio articolo, sicuramente in buona fede, arriva ad affermare che “il problema non è l’euro ma il debito” (nel titolo del commento). E poi: “Cerchiamo di essere oggettivi e di non guardare soltanto a noi stessi: in questi anni miliardi di persone, in Asia e in Sud America, sono uscite dalla povertà e godono di un tenore di vita più vicino al nostro”.

Io l’ho già ripetuto decine (centinaia?) di volte, ma occorre ribadirlo: nell’attuale folle architettura monetaria “euro” e “debito” sono la stessa cosa. Non esiste una fonte “gratuita” di euro, ogni euro messo in circolazione diventa un debito per qualcuno e non fa che aumentare il debito totale del sistema. E raccolgo volentieri l’invito del lettore, “cerchiamo di essere oggettivi”: vent’anni fa vi era la metà della popolazione mondiale sotto tale soglia, oggi circa un quarto. Ma questo da un punto di vista solamente numerico, senza cioè tener conto del reale valore del dollaro. Ma cosa si ottiene invece se si tiene conto del reale potere di acquisto? Quanto valgono oggi 1,25 dollari (la soglia di povertà) di venti anni fa? Secondo un recente studio della Banca Mondiale, circa 500 milioni di persone in più vivono sotto la soglia della povertà; una stima al rialzo dovuta a nuovi metodi di rilevazione che tengono conto dell’aumento del costo della vita.



L’economia e la finanza sono frattali, cioè la legge di distribuzione sottostante favorisce gli eccessi, favorisce l’accumulo di grandi ricchezze e la diffusione di grande povertà. E i numeri cosa dicono? La stessa cosa: “La distanza tra ricchi e poveri sta aumentando”, secondo un rapporto della Croce Rossa Internazionale. E la situazione non sembra destinata a migliorare: secondo Eurostat, si prevede un picco di 120 milioni di poveri entro il prossimo anno. Tutto torna (purtroppo!). Ma se l’economia e la finanza sono frattali, allora il prezzo giusto non esiste e i mercati non sono efficienti. Esattamente il contrario di quanto affermato dal premio Nobel Fama.

E cambiare l’ambito di analisi non sposta la questione. Passando dalla dimensione europea a quella mondiale o a quella italiana, si arriva sempre alla stessa desolante conclusione: ricchezza dei pochi ricchi in aumento e numero di poveri in aumento, simultaneamente. Secondo un dossier presentato dalla Coldiretti a Cernobbio, in Italia siamo alla cifra record di oltre 4 milioni di poveri, in aumento del 10% sullo scorso anno e del 47% rispetto al 2010. Potenza dei frattali. E il governo cosa sta facendo? Qualcuno sta facendo qualcosa?

Ma non dobbiamo essere pessimisti, la realtà si muove, le persone si svegliano dalla letargia in cui le ha collocate la disinformazione dei media ufficiali. Proprio domenica scorsa ho partecipato a Roma a un incontro organizzato dall’Associazione Reimpresa, intitolato “Uscita dalla crisi”. A tale incontro, durante il quale sono stati presentati una serie di progetti e di iniziative di sviluppo imprenditoriale e di reciproco aiuto, hanno partecipato numerosi movimenti “sovranisti”, cioè gruppi e associazioni (oltre a singole persone) che hanno a cuore il ripristino della sovranità monetaria, per tornare a una moneta che sia al servizio dell’economia reale. E c’era grande entusiasmo, altro che depressione. Come scrisse MacIntyre, occorre tornare alle comunità locali.

Nel frattempo, la grande finanza barcolla: i correntisti della Chase Bank (gruppo JPMorgan) hanno ricevuto una lettera in cui vengono avvisati dei nuovi vincoli imposti dall’istituto americano: impossibile fare bonifici verso l’estero e impossibile movimentare più di cinquantamila dollari entro un ciclo economico (tipicamente 25 giorni). In un articolo che commenta la notizia è scritto: “Affermando che i bonifici internazionali sono proibiti, la Chase Bank sta dicendo che potrebbe essere in bancarotta perché non ci sono soldi da ritirare”. Come a Cipro, dove fuori dalle banche si sarebbe potuto benissimo trovare un cartello “Qui c’erano i tuoi soldi”. Ma nel caso della banca americana il problema sarebbe spaventosamente amplificato.