«È giusto che Confindustria e sindacati esercitino una critica costruttiva nei confronti del governo, ma va tenuto conto che questa legge di stabilità è il massimo che si potesse ottenere. Pur essendo sempre migliorabile, se si fossero fissate cifre più ambiziose poi l’Ue ci avrebbe obbligato al loro rispetto anche se gli obiettivi si fossero rivelati irrealistici». Lo afferma Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison. La legge di stabilità è stata criticata praticamente da tutti: partiti, sindacati e associazioni di categoria. In molti si aspettavano di più, ma sarebbe stato impossibile riuscirvi senza fare giochi di prestigio.
Quali sono gli aspetti positivi e negativi di questa legge di stabilità per le imprese?
Il governo si è trovato a dover agire dentro al perimetro fiscale che è stato impostato dall’Europa. Forse qualcuno coltiva ancora l’illusione che sia possibile un assalto alla diligenza, ma oggi non è più così. Non era facile attuare una manovra che doveva reperire le risorse per onorare gli impegni fiscali. Va tenuto conto anche delle tensioni recenti che hanno portato a rivedere qualche dato relativo al costo degli interessi. Le risorse erano limitate, e questo fatto è all’origine delle critiche mosse da più parti alla legge di stabilità.
Come si spiega tanto malcontento?
Le aspettative sul cuneo fiscale sono state deluse, e abbiamo visto le reazioni di Confindustria e sindacati. A ciò si aggiunge tutta una serie di questioni che riguarda il passaggio dall’Imu a forme di Service tax che rientrano nella logica europea. Non si è compreso che l’imposta sulla prima casa andava magari reimpostata o messa a posto, ma che non si poteva eludere.
Che cosa ne pensa di chi critica la legge di stabilità perché non attua tagli di spesa consistenti?
Il governo Letta ha messo dei semi, chiamando una figura molto preparata come il commissario Carlo Cottarelli. A quest’ultimo è stato affidato l’incarico di individuare della aree di intervento, che se non riusciranno comporteranno degli aumenti automatici di tassazione. Lo sforzo per rivedere la spesa è fondamentale, perché può fare emergere delle possibilità aggiuntive di reperire risorse per andare a intervenire sul cuneo fiscale.
Perché il governo Letta in cinque mesi non è ancora riuscito ad attuare dei tagli alla spesa?
L’analisi sulle possibilità di taglio alla spesa in passato era stata operata soltanto da singoli esperti. Ora si tratta di fare partire una squadra che operi in modo strutturato, e che indichi in modo chiaro e netto delle riforme storiche per il Paese, a partire dalla possibilità di incidere in modo chiaro e netto sulle possibilità di spesa. Avere varcato questo punto di svolta è un fatto di non poco conto. Non sottovaluterei la buona fede e la voglia di fare del nostro consiglio dei ministri.
Dopo anni di promesse, gli italiani vogliono vedere dei risultati concreti …
La credibilità dei componenti dell’attuale governo, a cominciare dal presidente Enrico Letta, passando dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che è stato presidente dell’Istat, sono già un risultato concreto. Si tratta di un consiglio dei ministri con una caratura tecnica di non poco conto e che sta giocando tutta la sua credibilità per il bene del Paese.
Come valuta le critiche di Confindustria e sindacati?
È giusto che la società civile eserciti una critica costruttiva, ma non va sottovalutato l’appello del Presidente della Repubblica che ha invitato tutti a recuperare maggiore coraggio e concretezza. Se le coperture non ci sono e l’Europa impone il rispetto di determinati parametri, il compito del nostro governo deve essere quello di costruire un mattone alla volta le possibilità per ampliare i margini d’intervento.
Ma non trova che con questa legge di stabilità si sia persa un’opportunità?
Soprattutto il taglio della spesa e la riduzione del cuneo fiscale potranno essere sviluppati con il tempo. Se però la legge di stabilità avesse fissato dei numeri precisi, a quel punto la Commissione Ue ci avrebbe impedito di allentare il cordone della borsa anche di pochi euro. Se l’Italia dovesse però riuscire in questo grande miracolo del taglio della spesa pubblica, non ci sarebbero poi particolari problemi a modificare la legge di stabilità.
(Pietro Vernizzi)