Risulta in calo, dopo quattro mesi consecutivi con il segno positivo, la fiducia dei consumatori. Lo rileva l’Istat, secondo cui l’indice è sceso al 97,3 dal 100,8 del mese di settembre. Il peggioramento, diffuso a tutte le componenti, è particolarmente marcato per quella economica, che passa da 99,3 a 93,2, e per quella corrente che scende da 102,6 a 96,1. A peggiorare, fa sapere ancora l’istituto di statistica, sono sia i giudizi sia le attese sulla situazione economica del Paese (il saldo passa, rispettivamente, da -110 a -129 e da -11 a -14). In peggioramento risultano inoltre le aspettative sulla disoccupazione (da 68 a 71 il saldo). “Difficile non identificare la causa di questo fenomeno nell’incremento dell’Iva – commenta in una nota l’Ufficio Studi Confcommercio – Non è tanto il provvedimento puntuale ad avere abbassato le aspettative delle famiglie, quanto il fatto che esso segna un’inversione di tendenza rispetto alla strategia del contenimento della pressione fiscale perseguita dal Governo durante i mesi estivi”. “Infatti – si legge ancora – il rinvio dell’aumento della stessa Iva che sarebbe dovuta crescere il primo di luglio e la cancellazione della prima rata dell’Imu, assieme alla politica di accelerazione dei pagamenti della P.A., avevano migliorato il capitale fiduciario. Con il provvedimento del primo ottobre questo sembra largamente svanito e, infatti, l’indicatore della fiducia è tornato sotto i livelli di luglio scorso, come certifica oggi l’Istat”. Questa vicenda, conclude l’Ufficio Studi di Confcommercio, “dovrebbe mettere in guardia i decisori pubblici sul pericolo connesso a qualsiasi provvedimento che vada in direzione opposta a quella della riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese, ormai incompatibile con qualsiasi ipotesi di crescita e sviluppo”.