La proposta di Carlo De Benedetti di introdurre una patrimoniale per finanziare un taglio più cospicuo del cuneo fiscale nasce da un’impostazione vetero-marxista. Lo afferma il professor Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, secondo cui «la cosiddetta ‘ricchezza improduttiva’ di cui parla De Benedetti esiste solo ne Il Capitale di Carlo Marx, mentre nella realtà tassare il risparmio provoca effetti disastrosi sull’intera economia». In un articolo su Il Sole 24 Ore, Carlo De Benedetti ha scritto: “Non si tratta, evidentemente, di tassare la prima casa a chi ha un modesto appartamento in periferia. Così come andrebbero esclusi i beni strumentali delle imprese. Si tratta piuttosto di spostare il peso del fisco dalla produzione e dal lavoro alla rendita improduttiva”.



Professor Forte, perché la proposta di De Benedetti non le piace?

Attraverso l’Imu e l’imposta sui depositi bancari, si è cercato di introdurre delle forme di patrimoniale occulta. Già questo ha determinato un disastro nell’economia, deprimendo gli investimenti e le garanzie immobiliari, aumentando le sofferenze bancarie, facendo precipitare il mercato della casa. Come se non bastasse, ora De Benedetti avanza questa nuova proposta che terrorizza i risparmiatori, riduce la disponibilità a investire in Italia, sposta capitali all’estero e non risolve il problema del debito pubblico.



Perché non è sufficiente a trovare risposte al buco delle casse pubbliche?

Perché quest’ultimo va affrontato con la virtuosità, e non certo tassando quel poco risparmio che c’è rimasto e che rappresenta la modesta garanzia della crescita. La debolezza del capitalismo italiano nasce da una mancanza di soldi per gli investimenti, compresi i fondi di investimento e le emissioni azionarie e obbligazionarie. Ciò è arrivato al punto che le nostre banche presto dovranno emettere dei prestiti subordinati per ricapitalizzarsi.

Negli altri paesi europei esiste una tassa patrimoniale?

La Germania ha una modestissima tassazione immobiliare. Il Regno Unito ha per tradizione un’imposta locale immobiliare per i servizi pubblici locali, che in origine si chiamava local rates. In Francia c’è una tassazione locale immobiliare, cui si aggiunge la cosiddetta imposta sulle grandi fortune che è un piccolo tributo. Ma ciò non ha nulla a che vedere con la proposta di De Benedetti. Le patrimoniali straordinarie storicamente sono state inventate dopo le guerre, con lo scopo di riequilibrare i profitti degli imprenditori ottenuti grazie al conflitto e le perdite delle casse pubbliche al fronte.



De Benedetti parla in realtà di ridurre le imposte sulle imprese spostandole sulla rendita improduttiva…

De Benedetti dovrebbe andare a ripetizioni di Scienza delle finanze. La “rendita improduttiva” esiste soltanto nei libri di Carlo Marx e nella sua polemica datata che fa riferimento al periodo di transizione tra il feudalesimo e l’economia moderna. Marx aveva cioè in mente la “manomorta” dei beni improduttivi, ossia i terreni lasciati semi-incolti. Se guardiamo alla realtà di oggi, però, qualsiasi bene, se non è fatto oggetto di continui investimenti e manutenzione, sparisce. La ricchezza improduttiva dunque non esiste.

 

Eppure non tutti i patrimoni producono ricchezza allo stesso modo…

Sì, ma l’immobile del pensionato è improduttivo soltanto a condizione di volere eliminare il pensionato, il quale però al contrario ha diritto di vivere. Allo stesso modo il giovane lavora per risparmiare in modo da avere di che vivere quando sarà pensionato. L’ufficiale dei carabinieri grazie al suo stipendio si è costruito un bene che poi userà come rendita, ma è un errore pensare che sia qualcosa di improduttivo. Anche se non gestisce più il suo patrimonio in modo aggressivo o creativo, la previsione di arrivare a quella situazione ha generato quel fenomeno.

 

Che cosa accadrebbe se si tassassero questi beni?

Tassandoli si disincentiva l’attività che porta al risparmio. La cosiddetta “ricchezza improduttiva” di De Benedetti è come il miele che l’ape mette via. L’ape mette il miele nell’alveare non perché si diverta a fare questa attività, ma perché lo vuole usare come riserva futura. Se noi ci mettiamo a tassare questo esito finale, blocchiamo l’attività di chi lavora per costruirsi questa sicurezza.

 

(Pietro Vernizzi)

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