«L’aut aut di Air France è una posizione chiarificatrice, che costringe i vertici di Alitalia a prendere una decisione: o lasciare il controllo in mano ai francesi o salvarsi con le proprie forze». Lo afferma Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università Bicocca, ed esperto di trasporti, dopo la doppia mossa di Parigi. Da un lato quella ufficiale, l’azzeramento del valore delle azioni di bilancio di Alitalia per quella che Oltralpe è valutata come una mancanza di chiarezza nelle scelte della compagnia italiana. Nella presentazione dei conti trimestrali della società franco-olandese si afferma: “Considerata l’incertezza della situazione di Alitalia, il gruppo Air France-Klm ha deciso di svalutare totalmente il valore delle azioni detenute”. Dall’altro però, a un livello più ufficioso, stando ad alcune indiscrezioni, Air France punterebbe ad acquistare tutta Alitalia, dettando alcune dure condizioni e chiedendo una due diligence, per possederne il pieno controllo. Intanto ieri si è riunito il cda della compagnia italiana per approvare i conti del terzo trimestre. Con l’occasione Roberto Colaninno ha annunciato che lascerà la presidenza della società dopo che andrà in porto l’aumento di capitale.
Professor Arrigo, partiamo dal cda di Alitalia di ieri. Come valuta i dati sul terzo trimestre?
Il terzo trimestre ha il segno più, e questa è di per sé una buona notizia che migliora i risultati dei primi nove mesi. Nell’estate Alitalia ha avuto un lieve margine che ha utilizzato per ridurre un po’ il debito. Ciò non è però sufficiente per registrare un’inversione di tendenza e quindi il quarto trimestre si preannuncia particolarmente critico, anche perché Alitalia non può sostenere nuove perdite.
Quanto conta l’effetto benefico del risultato netto di 7 milioni?
L’effetto benefico del terzo trimestre è molto parziale. Le compagnie aeree durante i mesi estivi dovrebbero avere un guadagno tale da colmare tutte le perdite che possono avere negli altri tre trimestri. Alitalia però non ci riesce, e aggiungendo quindi il terzo trimestre ai primi due lo scenario delle perdite è un po’ meno negativo, ma non c’è nessun cambiamento radicale, né un’inversione di segno nella situazione finanziaria.
Che cosa ne pensa dei dati sull’Ebit?
L’Ebit del terzo trimestre 2013 è stato pari a 36 milioni, contro i 50 milioni dello stesso periodo del 2012. Nel corso dell’estate si continua a guadagnare, ma molto di meno rispetto a quella precedente. C’è un calo di passeggeri soprattutto sui voli interni, e nei primi otto-nove mesi dell’anno il calo sull’intero mercato in Italia e verso l’estero è intorno all’8%. Alitalia è prevalentemente un vettore di breve raggio, italiano ed europeo, e quindi risente di questa caduta della domanda nazionale in parte dovuta alla crisi economica e in parte alla competizione al ribasso dei prezzi del Frecciarossa e di Italo sulla tratta Milano-Roma.
Come legge l’annuncio dell’addio di Colaninno?
Alla luce del fallimento del tentativo dei capitani coraggiosi di rimettere in piedi l’azienda mi sembra inevitabile un’uscita di Colaninno. Bisogna dargli atto che ha compreso che è ragionevole non insistere.
La posizione di Air France mette Alitalia con le spalle al muro?
Diciamo che è l’occasione di un chiarimento, che mette sicuramente il governo e gli interlocutori italiani di fronte all’esigenza di fare una scelta: rinunciare del tutto ad avere Air France come partner, oppure contrattare la cessione ai francesi. È ragionevole che Parigi rifiuti di continuare ad avere una partecipazione importante ma di minoranza.
Perché?
Essere il più importante dei soci di minoranza non garantisce dei diritti gestionali, ma obbliga i francesi a investire ulteriori soldi che di sicuro andranno completamente persi in un tempo più o meno breve. Quella di Air France è una scelta chiarificatrice: allo stato attuale delle cose non è più interessata ad Alitalia, a meno che le controparti italiane non accettino di ridiscutere la gestione del controllo.
Air France alla fine la spunterà?
No, perché sarebbe comunque poco interessante e non ne uscirebbero bene, né come figura, né dal punto di vista finanziario. La cessione di Air France per chi ha promosso l’italianità di Alitalia è una sconfitta sia economica, sia politica. Lo è quindi per Berlusconi che ha difeso il progetto del 2008, ma anche per il Pd che lo ha avallato, per Epifani che sottoscrisse gli accordi sindacali e per i capitani coraggiosi che pure in quattro anni e mezzo hanno bruciato tutto il capitale.
(Pietro Vernizzi)