In cinque anni, dal 2007 al 2012, gli italiani hanno perso 1.040 euro di reddito. Lo rivela l’indagine condotta dal Dipartimento fisco della Cisl, unitamente all’Università di Firenze, da cui emerge che la principale causa è il cosiddetto “fiscal drag”, il drenaggio fiscale, che consiste di fatto nell’aumento della pressione fiscale. Tra i più colpiti ci sono in particolare i lavoratori dipendenti tra i 29mila e i 50mila euro annui che perdono il 6% del reddito, mentre solo “marginalmente sfiorati” sono quelli “no tax area” e i redditi oltre i 55mila euro. Sono comunque diverse le cause che secondo la Cisl hanno portato alla perdita di reddito: oltre all’aumento dell’imposta netta dovuto al drenaggio fiscale, infatti, ci sarebbe anche l’aumento dell’imposta netta per effetto della crescita della fiscalità locale, del mancato adeguamento delle detrazioni per lavoro dipendente e per pensioni e infine l’insufficiente crescita del reddito reale che non riesce a compensare l’aumento dell’imposta netta. Fra le diverse imposte, è l’Irpef che in media incide maggiormente sul reddito delle famiglie fiscali (17,6%), seguita da Iva (8,7%) e Imu (poco meno dell’1%). Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, definendo “inquietanti” i dati elaborati nell’indagine, ha parlato di un sistema fiscale “disastroso che sovraccarica le persone e appesantisce i consumi. Nell’ultimo quinquennio lavoratori e pensionati sono stati rovinati da una eccessiva tassazione”, ha detto il leader del sindacato, ribadendo quindi che “la questione fiscale resta la vicenda centrale dal punto di vista economico, sociale, democratico.Il fisco sta depauperando i cittadini e sembra che la classe politica non colga la pericolosità della situazione. Non dimentichiamo che in passato i grandi sommovimenti sono avvenuti proprio per questo motivo ed i regimi sono crollati di fronte a tassazioni ingiuste e irresponsabili”.



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