La Commissione Europea ha oggi annunciato l’avvio di una procedura d’indagine sugli squilibri (macro)economici di ben sedici Stati facenti parte dell’Unione. Nel mirino di Bruxelles vi è soprattutto la Germania, causa lo straordinario surplus delle partite correnti teutoniche e “accusata” di mettere in una posizione di difficoltà gli altri Paesi. Lo studio, che terminerà in primavera, mira a stabilire se sia necessario o meno procedere con un’ulteriore azione correttiva in ognuna delle nazione esaminate. E anche l’Italia è sotto osservazione speciale: debito pubblico, disoccupazione e perdita di competitività nelle esportazioni preoccupano, e non poco, l’Unione Europea che lancia l’allarme per il Bel Paese: “Forte incremento di povertà ed esclusione sociale”. Il surplus eccessivo, come detto, è invece additato nei confronti di Berlino, accusata di mettere in difficoltà diversi Paesi europei. Ma Barroso e Rehn sostengono all’unisono: “la Germania resta un esempio di competitività”. La questione è controversa e politicamente significativa in un contesto in cui la Germania è appunto accusata di investire senza consumare, di vendere senza investire, contribuendo in questo modo alla crisi economica del Sud Europa. Olli Rehn, commissario degli Affari Economici, presentando il rapporto, ha dichiarato: “l’Europa è davanti a una svolta economica e la ripresa è in corso”; ripresa che, secondo Jose Manuel Barroso, presidente della Commissione è “ancora fragile”, sottolineando come, tuttavia, il “ritorno alla crescita dimostra che le nostre politiche funzionano”. E ha continuato: “Abbiamo deciso di preparare una analisi approfondita su potenziali squilibri in 16 paesi. Tra questi anche la Germania a causa di un surplus delle partite correnti persistentemente elevato. Dobbiamo capire se questo attivo ha un impatto negativo sul funzionamento dell’economia europea, anche se siamo consapevoli che il surplus tedesco riguarda il rapporto commerciale della Germania con il mondo, non con la zona euro”. In poche parole: la Germania giuda sì la crescita economica europea, ma c’è il concreto rischio che sia una presenza (e una concorrente) troppo ingombrante per i suoi vicini, allontanati così dalla ripresa.



A partire dal 2007 Berlino ha fatto registrare un aumento superiore alla soglia prevista: dal 2012 al 2013 ha raggiunto il 7%. E, come detto, anche noi siamo sotto stretto monitoraggio: “perdita di quote globali sulle esportazioni, peggioramento della competitività di fondo e livello elevato del debito pubblico che pesa sull’intero quadro economico”: l’Alert Mechanism Report 2014 ha messo ben in evidenza come siano incrementati sensibilmente la povertà e l’esclusione sociale e, in particolare, la forte deprivazione materiale. In merito, la ricetta di Barroso è quella di “completare le riforme promesse dal governo” in quanto – nonostante le forte instabilità politica – “in Italia si cominciano ad intravedere i primi segnali di ripresa ma si tratta di una ripresa molto fragile per questo non si deve mettere a rischio il percorso delle riforme”. La commissione, nero su bianco, scrive: “Il debito molto elevato resta una vulnerabilità significativa dell’Italia, in particolare vista la prospettiva debole di crescita”, inoltre “la perdita di quote di mercato resta significativamente sopra la soglia di guardia”, sottolineando come il nostro mercato di esportazioni competa “in modo sfavorevole rispetto a quelle delle economie avanzate”.

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