La Commissione Ue ha aperto un’inchiesta nei confronti della Germania, dell’Italia e di altri 14 paesi. A seconda dei risultati dell’inchiesta conoscitiva, potrebbe essere aperta una fase correttiva relativa agli squilibri macroeconomici di ciascuna realtà. Per il Commissario per gli Affari economici, Olli Rehn, “l’Europa è davanti a una svolta economica e la ripresa è in corso”. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison.



Che cosa ne pensa della scelta di mettere la Germania sotto inchiesta?

Per la prima volta tra i paesi messi sotto indagine c’è anche la Germania. C’è un problema di eccesso prolungato del surplus delle partite correnti che non dovrebbe superare il 6% del Pil, e che invece negli ultimi anni la Germania ha sempre sforato. Nessuno chiede che la Germania riduca l’export, il problema è che i tedeschi non importano abbastanza. Negli ultimi 14 anni, da quando c’è la moneta unica, l’euro è stato una grande occasione per permettere alla Germania di non avere più solo un mercato da 80 milioni di persone, ma pari bensì a 300 milioni di persone. Il mercato si è allargato alla Francia, alla Spagna, all’Italia e ad altri paesi minori, con un enorme beneficio per la Germania. Dal ’99 al 2008 la Germania ha inanellato una quantità enorme di surplus commerciale con l’Italia, la Francia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo. Il paradosso è stato che da questi paesi la Germania non ha importato quasi nulla.



Per quali motivi?

I tedeschi avevano perso potere d’acquisto perché uscivano da una faticosa riunificazione e le loro famiglie erano indebitate. Hanno quindi incominciato a consumare in modo standardizzato, riducendo le importazioni di calzature e mobili italiani e spagnoli. Al loro posto hanno optato per prodotti cinesi di quarta categoria commercializzati dalla grande distribuzione.

Qual è il problema alla radice dell’inchiesta conoscitiva che riguarda la Germania?

Il surplus di partite correnti della Germania riguarda una mancanza fondamentale di reciprocità e di vantaggi che hanno avuto i paesi all’entrata dell’euro. I tedeschi hanno avuto benefici immensi, eppure Berlino non ha mai regalato un centesimo al Sud Europa. Mentre gli italiani hanno salvato la Grecia dal fallimento con i loro risparmi, la Germania lo ha fatto con i prestiti stranieri. Il debito pubblico estero tedesco negli ultimi anni è aumentato di 400 miliardi, mentre quello italiano è diminuito di 100 miliardi. È ora di porre il problema degli svantaggi comparati legati alla presenza dell’Italia nell’euro. L’Italia ha avuto grandissimi costi, mentre la Germania ne ha beneficiato enormemente in termini di cambio.



 

Che cosa ne pensa della decisione Ue di avviare un’indagine nei confronti dell’Italia?

All’Italia sono contestate la perdita di quote di mercato nell’export mondiale e l’elevato debito pubblico. L’Ue mette però sullo stesso piano tutti i paesi che perdono quote di mercato, senza distinguere tra quelli che sono in surplus e quelli che sono in deficit. L’Italia ha perso più quote di mercato di altri, ma è in surplus per quanto riguarda la bilancia commerciale, che ormai è arrivato a 100 miliardi di euro a luglio di quest’anno sui 12 mesi correnti. Dire che l’Italia sia un Paese poco competitivo non tiene quindi conto della realtà. All’origine c’è infatti la scelta degli uffici studi dell’Ue di usare dei parametri oggi superati e che non descrivono quindi in modo abbastanza esatto la realtà commerciale del nostro Paese.

 

(Pietro Vernizzi)