«I veri numeri sul debito pubblico di Italia e Germania smentiscono l’immagine sul nostro Paese che emerge dai dati dalla Commissione Ue». Lo afferma il professor Marco Fortis, docente all’Università Cattolica di Milano e vicepresidente della Fondazione Edison. Secondo le cifre diffuse da Bruxelles relative al debito pubblico nel 2013, l’Italia, con un rapporto debito/Pil al 133%, sarebbe il peggiore tra i paesi dell’Eurozona dopo la Grecia (al 176%). Anche perché il nostro Paese peggiora, registrando un incremento del rapporto debito/Pil del 6% rispetto al 2012. Per il professor Fortis però il vero dato di cui bisogna tenere conto non è il Pil, ma la ricchezza finanziaria netta di imprese e famiglie. Per la Commissione Ue, l’unico Stato a costituire un’eccezione positiva sarebbe la Germania dove il rapporto debito/Pil alla fine del 2013 sarà inferiore rispetto a quello del 2012.
Professor Fortis, davvero la Germania è l’unico Paese virtuoso di tutta l’Eurozona?
Alla fine del 2013 la Germania avrà un debito pubblico di 2.147 miliardi di euro, l’Italia di 2.076 miliardi, la Francia di 1.912 miliardi, il Regno Unito 1.900 miliardi. Quattro grandi Stati dell’Ue hanno debiti intorno ai 2mila miliardi, che andranno poi a pesare sulle generazioni future. La maggior parte di questi debiti sono stati fatti dall’Italia negli anni ‘70, ‘80 e primi anni ‘90, mentre dal 1995 a oggi la crescita del debito del nostro Paese è stata molto modesta. Germania, Francia e Gran Bretagna al contrario hanno aumentato enormemente i debiti dalla metà degli anni ‘90 a oggi, e in particolare negli ultimi cinque anni.
Resta il fatto che l’Italia ha il rapporto debito/Pil peggiore dopo quello della Grecia…
Il rapporto debito/Pil è un indicatore molto scadente e fuorviante, anche perché non permette di prevedere in che direzione sta andando un Paese. Cinque/sei anni fa il rapporto debito/Pil di Irlanda e Spagna era molto più basso di quello della Germania, ma di recente è esploso perché lo Stato si è dovuto accollare i salvataggi delle banche e dello Stato sociale. La Spagna in particolare aveva un debito di poco superiore al 40% del Pil e oggi è avviata a superare il 100%.
Lei quale indicatore utilizzerebbe dunque?
Quello relativo al debito aggregato, che tiene conto anche del debito delle famiglie e delle imprese e non soltanto di quello dello Stato. Anche perché il Pil è correlato al patrimonio privato di una nazione, e non al debito pubblico.
Qual è di solito la relazione tra Pil e patrimonio privato?
In Germania il patrimonio privato è il 125% del Pil e in Francia il 135%, ma in altri casi il rapporto è molto più alto. In Belgio supera il 200% e in Italia è al 180%. Non si può quindi paragonare il debito pubblico dell’Italia con quello della Germania, e concludere che solo perché il Pil di Berlino è più alto del nostro i loro 2mila miliardi di debiti contano meno dei nostri.
Fatto sta che il Pil è un indicatore importante dello stato di salute di un Paese…
Nessun governo nella storia posto alle strette ha mai potuto utilizzare il Pil per fare fronte al debito pubblico. In questi casi si interviene infatti con una tassazione straordinaria, che non colpisce redditi e consumi bensì i patrimoni. È ciò che si pretende dall’Italia proprio per abbattere il rapporto debito/Pil. Poiché però il patrimonio finanziario di imprese e famiglie italiane è del 180% del Pil, non c’è nessun bisogno di attuare un abbattimento del debito sulla base del presupposto che il rapporto debito/Pil sarebbe troppo elevato.
Quanto è in Italia il rapporto tra debito e ricchezza finanziaria netta?
Nel 2012 in Italia il rapporto tra debito e ricchezza finanziaria netta era pari al 71%, ed è sceso del 2% rispetto al 73% del 2011. Utilizzando questo indicatore la nostra performance migliora, anche se tra il 2011 e il 2013 il nostro rapporto debito/Pil è invece aumentato di diversi punti percentuali.
I tedeschi hanno torto a essere stanchi di pagare per i paesi eurodeboli?
Ciò che non si ricorda mai è che anche sul debito pubblico italiano gravano 51 miliardi di aiuti ai paesi in difficoltà come Grecia, Irlanda e Portogallo. Se l’Italia ha potuto garantire questi aiuti, il motivo è che siamo uno dei paesi più ricchi d’Europa in termini di patrimoni privati. Dalla riunificazione allo scoppio della crisi dei debiti sovrani europei, la Germania ha sempre avuto un rapporto tra debito pubblico e ricchezza finanziaria netta più alto di quello dell’Italia.
Quindi?
L’Italia sta quindi subendo sia per l’utilizzo di parametri statistici fuorvianti da parte degli organismi europei, sia per l’incapacità delle nostre istituzioni, quali governo, Banca d’Italia e Confindustria, di spiegare all’Ue che non ha senso penalizzare l’Italia solo sulla base del dato relativo al rapporto debito/Pil.
(Pietro Vernizzi)