L’alcol salverà Pompei, la scuola e anche l’università. Ma i produttori di birra protestano. Filippo Terzaghi, direttore di Assobirra, l’associazione dei produttori della bevanda, è incredulo: il governo, dice, ha applicato due aumenti delle accise sulla birra, quasi come se i membri dello stesso governo non sapessero quello che fanno tra di loro. Ecco cosa è successo: nel decreto valore cultura che è diventato legge da circa un mese, si dice che dal primo gennaio l’accisa sulla birra aumenterà di 2,39 euro all’ettolitro. I soldi ricavati saranno impiegati per restaurare Pompei e pagare le spese degli Uffizi, i cinema e le fondazioni liriche. Ma il 10 ottobre sempre il governo ha applicato un nuovo aumento questa volta di 2,66 euro i cui ricavati andranno a scuola e università. Non solo birra: aumentano anche i vini liquorosi come il Marsala. Assobirra spiega le conseguenze degli aumenti: il prodotto aumenterà tra il 7 e il 10% con un calo dei consumi paragonabile al 5,6%: dunque lo stato incasserà meno soldi di quelli che incassava prima dell’aumento, calcolato in circa 200 milioni di euro in meno. Lo dice anche la Ragioneria di Stato: “in modo consistente la tassazione sugli alcolici determina, in un contesto di difficoltà economiche diffuse, sicuri effetti regressivi”.