«Una modifica della legge di stabilità in chiave renziana è una contraddizione in termini. Questa manovra è il frutto di un compromesso che nasce dalle condizioni politiche date in questo momento. Matteo Renzi rappresenta invece una visione complessiva diversa del nostro Paese». Lo afferma Mauro Del Barba, senatore membro della commissione Bilancio di area renziana del Partito Democratico, a proposito del dibattito in corso in Parlamento con l’obiettivo di modificare la legge di stabilità. Per Del Barba, «esistono comunque dei margini di miglioramento della manovra, soprattutto per quanto riguarda i fondi di garanzia per il credito alle imprese che possono indurre sul mercato un effetto volano dell’economia di 18-20 volte maggiore rispetto alle somme investite».
Senatore Del Barba, come valuta nel complesso questa legge di stabilità?
Quando il governo ha presentato la legge di stabilità la reazione umana mia e di tutto il Parlamento è stata di grande delusione. Le aspettative che erano maturate e le necessità che tutti noi intravvedevamo per il Paese non sono certo soddisfatte da queste misure.
Che cosa manca?
In estrema sintesi, manca l’anima. La disoccupazione giovanile è la vera emergenza del Paese e va messa al centro di una seria politica di ripresa. Ora stiamo dando ossigeno a un paziente, ma non lo stiamo ancora guarendo…
Vuole quindi dire che non condivide l’impianto complessivo della manovra?
Non ho detto questo. Va comunque registrato il dato di fatto positivo che per la prima volta abbiamo di fronte una finanziaria che non toglie ma restituisce qualcosa ai contribuenti. La sensazione di tutti però, comprese le parti sociali, è che la crisi che stiamo attraversando probabilmente aveva bisogno di un maggior coraggio e di una maggiore capacità politica.
In che modo è possibile migliorare questa legge finanziaria?
La tassazione sulla casa va rimodulata perché non diventi regressiva rispetto all’imposta precedente. Alcuni conti sono stati realizzati in modo frettoloso, e tutte le parti sociali hanno indicato i difetti dell’attuale Trise nonché le situazioni di scompenso rispetto all’Imu 2012. Per quanto riguarda il cuneo fiscale, vista l’esiguità dell’importo destinato ai lavoratori, il taglio andrebbe focalizzato su alcune categorie per renderlo maggiormente efficace. Stiamo comunque parlando di cifre piuttosto ridotte.
È possibile intervenire anche per quanto riguarda le imprese e il credito?
Si, da questo punto di vista va esplorato più in profondità l’aspetto relativo all’istituzione di fondi di garanzia, per cui con un effetto leva, disponendo anche di fondi ridotti come nel caso di questa finanziaria, si può indurre sul mercato un volano di 18-20 volte maggiore.
L’attuale legge di stabilità può essere resa più equa?
Certamente, in particolare per quanto riguarda le pensioni d’oro e il contributo di solidarietà. Quest’ultimo si presta a essere rimodulato in modo più incisivo, andando a penalizzare ulteriormente le situazioni in cui la pensione si accompagni a un altro reddito da lavoro.
Lei è un senatore di area renziana. La posizione di Renzi sulla legge di stabilità si differenzia da quella degli altri leader del Pd?
La proposta di Renzi si distingue su una visione del Paese, e non semplicemente sulla legge di stabilità. L’ipotesi di Matteo Renzi per essere sostenuta ha bisogno anche di condizioni politiche diverse da quelle attuali. L’obiettivo è quello di smontare determinate rendite di posizione, facendo partire con coraggio un altro tipo di Italia.
La legge di stabilità poteva essere un’occasione per iniziare a farlo?
In realtà, questa manovra è figlia dell’attuale equilibrio e di un compromesso politico. Dentro a questi enormi limiti, cioè dentro alla volontà di mettere in sicurezza i conti dello Stato e di non creare una forte difficoltà in quanto gli equilibri politici non lo consentono, si poteva fare poco altro. Se i saldi sono questi e finché persiste la volontà di non toccare delle partite del passato, dobbiamo prendere atto della realtà.
Se le condizioni politiche lo consentissero, lei quali interventi riterrebbe più importanti dal punto di vista economico?
Ci sono delle iniquità cui occorrerebbe mettere mano. La più importante di tutte riguarda le pensioni di chi con il metodo retributivo ha maturato un certo montante molto superiore rispetto ai contributi versati. A ciò si aggiunge il funzionamento della macchina pubblica nella sua interezza, le rendite finanziarie, i patrimoni immobiliari, la necessità di rivoluzionare il mercato del lavoro per favorire l’intrapresa, il lancio di nuovi settori anziché l’insistere su quelli tradizionali. È tutto un mix di politiche che ha dentro di sé una visione diversa del Paese. Quest’ultima può essere però portata avanti in modo credibile solo se ci sono le condizioni politiche per farlo.
(Pietro Vernizzi)