Quasi un italiano su tre (il 29,9%) è a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo rivela l’Istat, spiegando che la percentuale ottenuta deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2011), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro. Rispetto al 2011, l’indicatore è cresciuto di 1,7 punti percentuali per l’aumento della quota di persone in famiglie severamente deprivate (dall’11,2% al 14,5%), mentre la quota di persone che vivono in famiglie a rischio di povertà è sostanzialmente stazionaria (19,4%) dopo l’incremento osservato tra il 2010 e il 2011; si mantiene invece stabile, dal 2010, anche quella relativa alla bassa intensità lavorativa (10,3%). Il rischio di povertà o esclusione sociale, prosegue l’istituto nazionale di statistica, “è di 5,1 punti percentuali più elevato rispetto a quello medio europeo (pari al 24,8%) come conseguenza della più elevata diffusione della severa deprivazione (14,5% contro una media del 9,9%) e del rischio di povertà (19,4% contro 16,9%)”. L’aumento della severa deprivazione, rispetto al 2011, è determinato dalla più elevata quota di individui in famiglie “che non possono permettersi durante l’anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18,0% al 21,2%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%)”. Ancora più grave la situazione del Mezzogiorno, dove quasi la metà (il 48%) dei residenti è a rischio di povertà ed esclusione “ed è in tale ripartizione che l’aumento della severa deprivazione risulta più marcato: +5,5 punti (dal 19,7% al 25,2%), contro +2 punti del Nord (dal 6,3% all’8,3%) e +2,6 punti del Centro (dal 7,4% al 10,1%)”. Il rischio di povertà o esclusione sociale, conclude l’Istat, è più alto “per le famiglie numerose (39,5%) o monoreddito (48,3%); aumenti significativi, tra il 2011 e il 2012, si registrano tra gli anziani soli (dal 34,8% al 38,0%), i monogenitori (dal 39,4% al 41,7%), le famiglie con tre o più figli (dal 39,8% al 48,3%), se in famiglia vi sono almeno tre minori”.