“La legge di stabilità avrebbe dovuto essere l’occasione per tagliare gli sprechi degli enti locali e avere le risorse per ridurre le tasse. Nella realtà abbiamo una nuova Imu e il fondo per il cuneo fiscale è svuotato. Questa manovra rappresenta quindi una duplice presa in giro”. E’ il commento di Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, a proposito del testo della manovra sul quale oggi la Camera dei deputati voterà la fiducia. Dario Franceschini, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha annunciato ieri che il governo ha deciso di “blindare” la legge di stabilità. Già nella mattinata di ieri erano piovute le critiche del Centro Studi di Confindustria, che aveva definito la legge “un’occasione mancata” sottolineando che “la recessione è finita, ma restano i danni come quelli di una guerra”. La replica del premier Letta non si è fatta attendere: “Ho la responsabilità di tenere la barca Italia in equilibrio e voglio che ci siano strumenti per la crescita senza sfasciare i conti. Confindustria dovrebbe sapere che tenere i conti a posto vuol dire far calare gli spread, come oggi dove abbiamo raggiunto il punto più basso in due anni e mezzo”.
Professor Forte, partiamo dal cuneo fiscale. Come valuta la versione definitiva della manovra?
Il Fondo per il taglio del cuneo fiscale è svuotato, e ciò rappresenta già una prima presa in giro. Sulla base di questo testo sarebbe possibile addirittura ridurre le spese d’investimento per aumentare quelle correnti. Il Sole-24 Ore alcuni giorni fa parlava di “impegno tradito di Letta”. Non so se si possa parlare di impegno tradito, ma sta di fatto che il risultato dell’intera operazione è piuttosto ambiguo. Fin dall’inizio, più che di taglio del cuneo fiscale, si sarebbe dovuto parlare di riduzione dell’imposta sui redditi di lavoro distribuita a piacere tra le diverse fasce. Nel testo definitivo il Fondo per il cuneo fiscale è destinato anche ad altri scopi finendo di fatto per essere utilizzato per aumentare le spese.
La tassazione sulla casa cambia nome, ma nei fatti qual è la novità?
Nel testo definitivo della legge di stabilità si passa dall’1 per mille al 2,5 per mille. E’ la seconda presa in giro contenuta nella manovra, perché in questo modo si cambia a piacere il livello della tassazione patrimoniale degli immobili, senza alcun riferimento al costo dei servizi indivisibili. Si passa dall’1 per mille al 2,5 per mille, ma i servizi indivisibili di riferimento restano gli stessi, anzi restano un pretesto che non c’entra nulla. Questa è un’Imu sotto mentite spoglie, che nella realtà si finisce per aumentare.
Che cosa ne pensa dei provvedimenti per pensioni ed esodati?
Da un lato si modificano le pensioni per adeguarle al costo della vita e dall’altra si mettono in pensione più esodati di prima. Anche questa è cioè un’operazione che riguarda le spese, con una copertura estremamente opinabile. La modifica delle pensioni esistenti, utilizzando il coefficiente di rivalutazione o altri metodi, non dovrebbe essere attuata in quanto si tratta di norme che creano incertezza nei confronti dei pensionati. Il principio logico che avrebbe dovuto adottare il governo è che le pensioni che hanno una base contributiva non vanno toccate, quelle con una base retributiva invece sì.
Invece quale principio è stato adottato nella manovra?
Si è perso completamente il concetto del riferimento al principio del beneficio, in base a cui io ricevo una prestazione nella misura in cui ho pagato i contributi. A ciò si è sostituito il principio di equità, in base a cui uno riceve più pensione in quanto è meno abbiente rispetto agli indici ufficiali. L’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, ha pubblicato un articolo in cui avanza dubbi di costituzionalità rispetto a questa regola adottata nella manovra.
L’Anci ha denunciato un saldo negativo da 1,5 miliardi di euro a danno dei Comuni e ha chiesto un incontro con il presidente Napolitano. Lei che cosa ne pensa?
Non mi sembra proprio che le cose stiano come dice l’Anci, in quanto rispetto ai precedenti il gettito dei Comuni aumenta. I sacrifici sono fatti solo a carico della finanza statale e non di quella degli enti locali. La Finanziaria aumenta la tassazione sugli immobili e il gettito va ai Comuni, anziché a beneficio della riduzione del cuneo fiscale. La posizione dell’Anci è a dir poco incredibile.
Perché?
La manovra è una legge che va a vantaggio innanzitutto degli enti locali, con la conseguenza che rischiamo di non rimanere nei parametri Ue sulla riduzione del deficit di bilancio. L’Italia fatica cioè a tenere in sesto il bilancio, e nello stesso tempo largheggia a vantaggio degli enti locali che pure non sono mai sazi. Il paradosso è che buona parte degli amministratori, compreso il presidente Anci Piero Fassino, fanno parte della maggioranza di governo che ha emanato la legge di stabilità.
Come valuta infine la risposta di Letta alle critiche di Confindustria, con l’invito a “non sfasciare i conti”?
Questa risposta è sbagliata. Anche Confindustria ha le sue colpe, ma resta il fatto che il governo è partito da un’adesione iniziale al programma degli industriali, promettendo una riduzione delle imposte per diminuire il cuneo fiscale. Io sarei partito da una riduzione dei costi e delle spese, per stimolare l’economia e avere un sistema in cui non ci sono alte aliquote e alte evasioni. Al contrario man mano che si riducono le spese e le evasioni, si dovrebbero tagliare le aliquote. E’ comunque assurdo che Letta risponda a Confindustria “non sfasciamo i conti”, perché in realtà avviene un peggioramento rispetto al programma iniziale. Anziché concentrarsi sulla riduzione delle imposte, si largheggia nelle spese. Da questo punto di vista il presidente del Consiglio fornisce una risposta inesatta.
(Pietro Vernizzi)