Per gli italiani il caffè è un rito e una necessità e l’ennesimo balzello contenuto nella legge di stabilità risulterà, indubbiamente, particolarmente odioso. Dal primo gennaio, infatti, i prodotti venduti dai distributori automatici aumenteranno di prezzo, per effetto dell’aumento dell’Iva introdotto dalla manovra. In particolare, sarà possibile una maggiorazione dell’Imposta sul valore aggiunto che passerà dal 4 al 10 per cento. La norma, in particolare, stabilisce che «i prezzi della somministrazione di alimenti e bevande effettuate mediante distributori automatici collocati in stabilimenti, ospedali, case di cura, caserme, uffici, scuole e altri edifici destinati a collettività possano essere rideterminati in aumento» al fine di adeguarli all’incremento dell’aliquota dell’Iva generale. Il cambio di regime produrrà, mediamente, un aumento di almeno cinque centesimi sul caffè e sulle bevande calde e di circa dieci centesimi sulle bevande fredde e sugli snack. Da parte degli operatori del settore, proviene una cauta soddisfazione. Lucio Pinetti, presidente di Confida, l’Associazione della distribuzione automatica che a aderisce a Confcommercio, ha fatto presente che la distribuzione automatica, per più di un decennio, è riuscita a mantenere i prezzi al consumo inalterati, nonostante il passaggio dalla lira all’euro. «Rispetto a quelle che erano le peggiori aspettative per il settore della Distribuzione Automatica questa modifica apre uno spiraglio che consente di fugare molte delle problematiche che si sarebbero potute creare per le oltre mille imprese del vending». Secondo Pinetti, l’emendamento introdotto nella legge farà chiarezza, garantendo equità e giustizia e, soprattutto, impedendo che si aprano dei contenziosi con i contratti che le aziende hanno siglato entro il 31 dicembre dell’anno in corso. Tali imprese, ha poi concluso Pinetti, sono già stata gravemente colite «dai costi per l’approntamento dei distributori automatici e per i 100 milioni sottratti al settore per finanziare il decreto Ecobonus».