Sta in piedi davanti al leggio ma parla a braccio: A quei conigli gliela faccio pagare! Con un latrato inizia, bofonchiando numeri continua: rispetto alla media degli ultimi cinque anni, 2 milioni di auto nuove immatricolate all’anno; in 42 mesi di cali continui si è perso per strada il 35% delle immatricolazioni. Hanno deciso che per andare da qui a lì si possa farlo a piedi. Hanno deciso pure di mangiare meno, non ingrassare e fare meno fitness. Usano addirittura l’usato per non vestire alla moda che passa di moda. Capito: questa non è la crisi dei consumi, è quella del consumare.
Questi impiastri, in 5 anni fanno -9% e noi costretti a ridurre la produzione del 25%. Chiedono meno prestiti in banca e più di uno manco li restituisce. Fanno combutta con Groupon, pure con Groupalia. Sì, insomma con quella roba là, per risparmiare. Dicono che mancano i soldi per fare la spesa; uno di loro addirittura lo scrive (mettere nota): “I redditi erogati dalle imprese, a chi lavora per produrre merci, risultano insufficienti ad acquistare quanto prodotto”.
Se lo acchiappo lo sfondo sto capo impiastro. S’approfitta coi suoi, fa finta di non sapere che se paghiamo di più il lavoro pure le nostre merci costano di più. Già, e poi chi le vuole, se quelle dell’altra parte del mondo costano di meno. Sempre coso… dice pure dell’alta disoccupazione. Dell’inoccupazione al 37%, invece, non dice niente. Ciccio, basta non essere occupato, così ti mancano i soldi, non spendi. Se poi ti vedono i figli farlo, lo fanno pure loro cosi magari ti ritrovi 2.200.000 Neet che appunto non lavorano e manco studiano. Ma sì, così fate tombola e non comprate manco uno sputo.
Mentre fa la chiosa da bar pensa pure, però: porca miseria, quando quelli che lavorano da Amazon verranno sostituiti dai droni volerà la produttività dell’impresa e quando quelli cominceranno a fare come questi, calerà la produttività del sistema economico. Cacchio, i fattorini possono essere sostituiti dai droni, i consumatori dal fare la spesa no!
Tra il detto e il pensato si impantana; gli arriva sul tablet un tweet: “Ti vedo impallato, ti do una mano”. A stretto giro gliene arriva un altro: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera”. Porca miseria, quel bastardo mi sta a sentire!
Incassa il colpo, fa finta di niente, anzi ribatte: qui dentro c’è chi dice che la crescita si fa con la spesa, non con la produzione e nemmeno con il lavoro. Vi fischiano le orecchie? Li sprona. Si impegna, la prende alla lontana: vi ricordate che abbiamo pure ridotto il ciclo di vita dei prodotti, Niente! Con quest’aria che tira e i magazzini ancora pieni chi di voi vorrà mettersi a produrre? Quel fischio diventa ronzio.
Incurante incalza: tocca fare tattica. Se non si investe per produrre tocca investire per smaltire il prodotto. Se abbassiamo i prezzi ridiamo fiato al loro potere d’acquisto. Capito? Li staniamo, non potranno più sottrarsi alla spesa e nemmeno al dovere fiscale dell’Iva.
C’è pure un poi. Chi di noi taglierà sarà più competitivo, finirà col vendere così poi potrà ricominciare a produrre.
Pazienti e attenti hanno atteso gli astanti; attoniti, ora si defilano. Non tutti. Uno gli passa accanto, gli strizza l’occhio.