Il caso Monte Paschi di Siena sta continuando a svelare il comportamento irresponsabile sia dei vertici che dei controllori. A una domanda specifica, Mario Draghi ha risposto con fermezza che lui ha disposto le ispezioni in Mps. Sarebbe stato opportuno fargli notare quali sono stati i risultati: perché una bella ispezione che poi non porta le dovute conseguenze, non fa che coprire meglio gli eventuali panni sporchi. Le ispezioni ci sono state, le analisi di criticità anche, e poi? Perché dal 2010 in poi non si è provveduto in alcun modo? Sembra anzi che alcune recenti spericolate operazioni servissero soprattutto a mascherare le criticità del bilancio di Mps. O forse servivano a coprire l’accumulo di fondi dagli occhi (ritenuti) indiscreti della contabilità e della finanza (e della Guardia di Finanza?).



Lo scandalo riguarda la compravendita di Banca Antonveneta, concluso alla cifra di oltre 9 miliardi, quando forse ne valeva 6. Ma in undici mesi, i bonifici in totale assommano a 17 miliardi. Un affare intricato e cifre impressionanti. Ma la criticità più grave è che tali comportamenti si inscrivono in un quadro dove tutte le banche fanno sostanzialmente lo stesso, quasi sono costrette a fare lo stesso. Non c’è un solo istituto che non offra rendimenti sui conti correnti di qualche punto percentuale: ma com’è possibile in un periodo in cui il Pil continua a calare? Com’è possibile, se non andando a fare operazioni finanziarie di un certo rischio?



Siamo di fronte a un rischio sistemico per l’economia reale, ma è tutto il sistema bancario a essere corrotto nelle sue modalità. Basti pensare al cosiddetto shadow banking, il sistema bancario ombra, ossia quello costituito dagli intermediari finanziari non bancari. Il sistema finanziario globale corre più rischi ora che nel 2008, prima del fallimento di Lehman Brothers, la ex quarta banca americana. Ad affermarlo, senza troppi giri di parole, è stato il Financial stability board (Fsb). L’organo internazionale di vigilanza finanziaria, guidato ora dal governatore della Banca centrale del Canada, Mark Carney, ha recentemente pubblicato il suo rapporto sullo shadow banking, il sistema bancario ombra. I risultati sono sconvolgenti. Gli asset degli intermediari finanziari non bancari valgono circa 67.000 miliardi di dollari, contro i 26.000 miliardi del 2002 e i 62.000 miliardi del 2007. Si tratta di cifre sconvolgenti, capaci di destabilizzare l’intera economia mondiale. Denaro che viene fatto circolare in ambienti non pubblici, per transazioni svolte a prezzi non di mercato. Per questo si chiama dark pool, cioè “piscina sporca”, qualcosa che non permette di vedere sul fondo.



Le polemiche sui controlli che Bankitalia ha fatto (o non ha fatto) mettono il dito sulla piaga, ma alla fine sono pure pretestuose. Cosa si controlla a fare, se poi una massa imponente di transazioni avviene in un ambiente che per definizione è privo di ogni controllo? Le autorità di controllo, così occhiute nei confronti dei nostri conti correnti, perché permettono tranquillamente una situazione di questo tipo. A cosa servono gli organi di controllo della Bce e di Bankitalia: solo a controllare chi lavora onestamente? E c’entra qualcosa la vicinanza o l’appartenenza alla Massoneria di gran parte dei personaggi coinvolti, come denunciato da Gioele Magaldi, presidente del Grande Oriente d’Italia Democratico, in una intervista parzialmente censurata da Il Fatto Quotidiano?

Qui non è in gioco solo un certo modo di fare finanza, qui è in gioco l’assetto istituzionale e umano che ci siamo dati finora e che ci vogliamo dare per i prossimi decenni. Non si tratta solo di finanza speculativa, qui è in gioco la società civile. Sui pericoli sociali di tale destabilizzazione istituzionale causata dalla crisi finanziaria ha messo l’accento pure lo speculatore George Soros, in un’intervista nella quale afferma che l’euro potrebbe distruggere l’Europa, e che la politica di austerità della Germania è controproducente e non può avere successo. Anche qui viene da pensare alla vicinanza di certi poteri finanziari tedeschi alla Massoneria.

Bando ai complottismi, qui il cuore della questione non è sapere tutto di tutti i personaggi coinvolti. Dal sapere tutto il male non viene alcun bene, non si ha la scienza o la capacità per costruire il bene.

Il cuore della questione sono i principi non negoziabili, non come affermazione astratta, ma come esperienza di vita, su cui la Chiesa italiana continua a insistere, in tempi normali e in tempi di campagna elettorale, perché, come ha ribadito mons. Negri in un’intervista, “l’impoverimento sociale che travolge drammaticamente le famiglie ha la sua origine in quello umano. Infatti, da dove viene la povertà? Non si può non guardare all’immoralismo comune che distrugge la fiducia delle persone. Lo scandalo bancario dei Monte dei Paschi dice di una mancanza di lealtà nei confronti della propria posizione, delle proprie responsabilità. Se questo immoralismo non viene giudicato le altre cosiddette ricette sono illusorie”.

Occorre giudicare l’immoralismo che è alla radice dell’attuale disastro umano, per capire il disastro finanziario che incombe sul nostro futuro. E oggi tale immoralismo è a un livello per cui non si giudica più, si assorbono mode e comportamenti senza alcun giudizio. Anche in campo finanziario. Io lo ripeto ogni volta che posso: sono moralmente accettabili i titoli di Stato? La domanda è scomoda, tanto da sembrare irreale, anche perché mai posta: sono uno strumento finanziario moralmente accettabile? Oggi, nelle moderne economie, nessuno Stato può anche solo sopravvivere senza fare utilizzo dei titoli di Stato; non vi sono alternative praticabili o conosciute. Soprattutto in quegli stati, come quelli europei, che hanno rinunciato alla sovranità monetaria: non esiste un altro strumento per lo Stato per reperire la liquidità necessaria al suo funzionamento.

Ma, in fondo, cos’è il titolo di Stato? Si tratta di uno strumento finanziario attraverso il quale la totalità di una popolazione paga (perché il titolo di Stato costa interessi) una remunerazione pressoché certa e senza rischi, a chi acquista tale titolo, cioè normalmente la parte più abbiente della stessa popolazione. Tramite il titolo di Stato avviene un continuo e costante trasferimento di ricchezza alla parte più benestante della popolazione, pagato dalla totalità della popolazione. Nel mezzo, il sistema bancario, che rende possibile e favorisce tale trasferimento, recupera la sua parte significativa di interessi.

Si tratta di un sistema moralmente accettabile? Si tratta di un sistema cristianamente accettabile? Non è il caso di capovolgere questo sistema, recuperando le nostre sovranità (garantite dall’articolo 1 della nostra Costituzione), iniziando dalla sovranità monetaria?