Eliminare l’Imu, restituire il maltolto. Silvio Berlusconi dice questo, nel dirlo imprime una direzione al dibattito elettorale. Pone le questioni come più gli aggrada, agli altri concorrenti non resta che inseguire. Beh, se s’ha da correre per l’Imu c’è chi si dice pressappoco d’accordo per toglierla, chi intende ridiscutere i meccanismi per ripartire meglio gli oneri, finanche chi si dice disposto a ridurne le aliquote. Sì, insomma, tolgo l’Imu; taci tu, lo faccio io.
Andiamo a ficcare il naso tra i fatti: la questione in questione è uno spezzone della questione economica per uscire dalla crisi? Già, con l’annullare, modificare, ridurre quella tassa, fatta per fare cassa, si intende rimettere i soldi in tasca a chi spende. Sì, perché tutti questi Lor signori devono aver scorto che a partire dal 2007 il reddito medio pro capite delle famiglie è sceso ai livelli del 1993: -0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011. Negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%.
Già, dal 1993 a oggi i nostri, però, non sembrano aver scorto quante merci e servizi si siano aggiunte a quelle già sul mercato: soddisfatti i bisogni sono arrivati prodotti per soddisfare emozioni, passioni, pure esperienze; tutto-quel-che-serve-per-vivere si è fatto servizio, fino a quelli per fare pipì, pupù, al dissetarsi, alla sosta, si pagano.
Tra scorto e non scorto sta il quid. Si è creata insomma un’enorme disparità tra reddito disponibile e spesa da sostenere che solo il debito erogato in tutte le salse ha tentato di colmare. Quando il debito a fatto sboom, la disparità ha fatto sdong: la crisi sta tutta qui!
La politica faceta non trova meglio da fare che restituire quel maltolto dell’Imu mettendo nelle tasche di chi deve spendere l’iperbolica cifra di 206 euro per le famiglie, tutte, quelle benestanti e quelle malestanti per sanare quella disparità e poter spendere a iosa. Dannazione, la regola aurea per uscire dalla crisi recita altro: tutto quel che viene prodotto deve essere consumato. Perché questo si faccia occorrono risorse di reddito adeguate alla bisogna nelle tasche di chi deve acquistare, non briciole.
Così si può ottimizzare l’impiego di tutte le risorse produttive; così si genera ricchezza senza se, senza ma.